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Milo Manara, il corpo delle donne ed il politically correct

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Comicon Napolidi Mila Mercadante  twitter@mila56170236

 

Milo Manara quest’anno partecipa in qualità di Presidente alla XVII edizione napoletana di COMICON, festival che aprirà i battenti alla Mostra d’Oltremare il 30 aprile e che celebrerà anche i 50 anni di Linus, la prima rivista dedicata al fumetto apparsa in Italia. Nel frattempo nel suggestivo Palazzo delle Arti di Napoli in via dei Mille 60 – dall’11 aprile al 30 maggio – si può visitare una mostra dedicata al maestro, che tra breve compirà 70 anni. “Le stanze del desiderio” è una bellissima e ampia rassegna che comprende 120 illustrazioni scandite sia cronologicamente che per tematiche e che racconta tutto il percorso artistico di uno dei più grandi fumettisti del mondo, dal 1969 fino a oggi. Oltre ai sontuosi disegni la mostra propone materiale storico e biografico e ottimi supporti audiovisivi. Il 29 aprile Manara sarà presente al PAN per la gioia dei suoi estimatori e per precedere l’apertura – il giorno seguente – del COMICON, per il quale ha disegnato il manifesto che è un omaggio al primo vero fumetto moderno, Yellow Kid. Manara di quel bambino ci ha regalato la versione al femminile, una “Yellow Kidda” che sul vestito giallo anticipa il tema del festival, tutto dedicato al rapporto tra quarto e nono potere: stampa e fumetto. Manara, che ha sempre spaziato dal fumetto popolare al disegno d’autore, è sicuramente più conosciuto dal grande pubblico per l’atteggiamento provocante delle sue donnine che per le collaborazioni artistiche con personaggi come Fellini, Cerami, Piovani e Celentano.
Sull’aspetto seducente e ammiccante delle donne di Manara si discute da sempre, e da un po’ se ne parla con accento sempre più critico perché i tempi cambiano: siamo nell’era del politically correct, e bisogna fare i conti con un pubblico femminile attento e severo che esige rispetto, a costo di sfiorare il puritanesimo.

 

A questo proposito vale la pena di accennare a una polemica più pretestuosa che altro: circa otto mesi fa negli Stati Uniti la Marvel Comics ha presentato le immagini della copertina della nuova serie di fumetti dedicati a Spider Woman, una variant cover disegnata da Manara nella quale l’eroina è raffigurata in una posa che moltissime testate giornalistiche americane hanno aspramente contestato. La querelle è stata riportata anche dai giornali italiani ed europei. Secondo il parere dei più, la posizione della donna ragno è troppo esplicita sessualmente, evoca la tentazione e la sottomissione e non è adatta a un’ eroina dal carattere forte. Per farla breve Milo Manara è stato accusato di misoginìa. Un artista è un artista, fa quel che sente senza preoccuparsi troppo del giudizio degli altri: Manara è cascato dalle nuvole. “Devo prendere atto che quella che secondo me è un’immagine bella, piacevole, attraente, seducente, per altri è disturbante. Ma questa è una cosa di cui devo prendere atto ogni volta e per certi versi mi sorprende sempre di più”, ha dichiarato.

 

I fremiti di rivolta che sono conseguenza delle sproporzioni sociali tra uomini e donne non lo riguardano, e ha ragione. In sostanza le sue donnine sono limpide e serene espressioni di una fisicità che appartiene all’esasperazione della fantasia maschile e anche di quella femminile, una fantasia infantile e capricciosa in cui l’eros tutto sommato occupa il posto di una remota aspirazione. Manara non ha mai illustrato un atto sessuale, né corpi aggrovigliati: dice che la rappresentazione del sesso è noiosissima perfino al cinema, tanto è vero che passando in rassegna la filmografia erotica degli ultimi quarant’anni lui salva dal mare del tedio Ultimo tango a Parigi, L’impero dei sensi e pochissimo altro. I disegni delle armoniose quanto improbabili bellezze di Manara rallegrano, stuzzicano ma non parlano il linguaggio rovente dell’erotismo.

 

E così anche il fumetto è stato investito dalla corrente di sensibilizzazione che vuole spazzare via ogni sospetto di sessismo e ogni caratterizzazione del corpo femminile proposto come oggetto del desiderio sessuale. Probabilmente questa corrente, a furia di soffiare, prima o poi con la sua influenza otterrà dei risultati e obbligherà anche il grande Manara a seguire le indicazioni dei mutati orientamenti culturali e ideologici. Se il principio che ispira le critiche è decisamente condivisibile, diventa difficile apprezzare l’eccesso di difesa: più che salvare il corpo delle donne dall’oggettivazione, quando si vuole porre limiti agli artisti si rischia di cadere nel conformismo, che è sempre miope e un tantino ridicolo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(14 aprile 2015)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

©mila mercadante 2015 ©gaiaitalia.com 2015 – diritti riservati, riproduzione vietata

 

 

 

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