di Daniele Santi
Il Comitato Olimpico Internazionale avrebbe modificato l’art.6 del suo statuto trasformandolo come segue:
“Ogni forma di discriminazione nei confronti di un Paese o di una persona per motivi di razza, religione, politica, di orientamento sessuale o altro è incompatibile con l’appartenenza al Movimento Olimpico”
e subito si sono levate le mani ad applaudire e le grida a dichiarare che non ci saranno più Olimpiadi nei paesi che per legge puniscono l’omosessualità o discriminano le persone omosessuali.
Disgraziatamente, come spesso succede, si gioisce per niente, perché dichiarare che le leggi omofobe in vigore in Russia sono “incompatibili” per statuto con i valori del Cio non impedisce che le Olimpiadi a Mosca si possano fare perché l’articolo non riporta che ai paesi che discriminano per “motivi di razza, religione, politica, di orientamento sessuale o altro” non verranno più assegnati i Giochi.
Non sono riuscito a risalire in rete allo statuto del CIO o ad altre notizie riguardanti l’avvenuta modifica dell’art.6. Continuo a cercare. Se qualcuno mi legge e vuole inviarmelo potrei putrefarmi dalla gioia.
La modifica, se avvenuta, dell’articolo in questione era stata preceduta da una lettera informale del CIO ai paesi aderenti dove venivano informati del fatto che anche le leggi antigay e la discriminazione nei confronti delle persone omosessuali sarebbe state tenuta in considerazione nell’assegnazione dei Giochi alle città candidate.
(10 dicembre 2014)
©gaiaitalia.com 2014 diritti riservati riproduzione vietata
Iscrivetevi alla nostra newsletter (saremo molto rispettosi, non più di due invii al mese)