di La Lurida twitter@lalurida
Mo’ ieri son ferma, per quel po’ che posso che son tutta un tremens, che aspetto l’avtobus che a Bologna non era neanche una gziornata belissima ieri, che dovevo andar a prendere il treno per tornar a Imola che la mia amica con la macchina cze l’ho a l’ospedale che cz’ha quarant’anni meno di me mo’ è scancherata il doppio, che davero bisogna che rivediamo il conczetto di fortuna, insomma son lì che aspetto e czi sono dei turisti che parlano in inglese e in spagnolo (che un po’ li mastico) e tutti, mo’ proprio tutti, si lamentano che czi son le scritte in Itagliano.
‘Spetta bene, dioscapato!, in che paese pensate di essere c’av vegna un cancher a tutti, czioè in Itaglia si parla l’Itagliano – spesso anche male guardatemi mè – micca l’inglese e lo spagnolo e poi io mi ricordo quando viagzavo che ho viagziato anch’io che adesso aspetto sol l’ultimo di viaggzi, che son andata in America, in’Ispagna, alle Seiczelles, mo’ io dei cartelli in itagliano non ne ho micca visti. Li ho visti in inglese, li ho visti in spagnolo – e a Barczelona in spagnolo e quel’altra lingua scancherata tutta tagliata che sembra un dialetto mo’ a leggzerla è belissima mi dicno che io non lo so, mo’ in itagliano insomma non li ho micca visti.
Alora mi volete spiegare perchè questi qua si devon lamentare che in Itaglia i cartelli son in itagliano, micca per dirczi di stare a casa loro, mo’ almeno venir qua per quel che cz’è e micca per quello che si vorebbe che czi fosse, diobono!
Mo’ andate bene a dar via l’organo. E se non vi va micca bene, magari l’itagliano ve lo imparate prima di venire in Itaglia.
(14 ottobre 2014)
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