di Il Capo
Dato che lavoro come un cane e che è domenica pomeriggio, voglio andare al mare.
Esco ed arrivato alla fermata dell’autobus mi appresto ad aprire il libro che ho con me per ingannare l’attesa. Vengo avvicinato da due donne ed una bambina (forte accento sudamericano, peruviano o ecuadoriano, mascherato male dal fluente italiano) che mi chiedono cosa pensi di dio e mi citano passi delle scritture. Le invito con gentilezza a lasciarmi in pace. Insistono. Le invito a lasciarmi in pace. Insistono. Dico loro con fermezza di lasciarmi in pace. Insistono. Grido loro di lasciarmi in pace. Se ne vanno continuando a leggere a voce alte i loro salmi.
Arriva il mio autobus: mentre salgo la più giovane della due, paonazza, comincia a gridare che sono il demonio e che la furia di dio – del suo dio – si abbatterà su di me, e continua a gridate, dito indice alzato ed occhi fuori dalle orbite, fin quando l’autobus non si allontana.
Ma dove vivo? In Italia? A Roma? In qualche altro posto di cui non ho coscienza? Devo subire le angherie di questa gentaglia soltanto perché voglio essere lasciato in pace, nel mio paese, nel paese dove sono nato, nella città dove ho scelto di vivere?
Prima che sorgano malintesi chiarisco che non sto dicendo che io posso viverci e loro no; nemmeno sto affermando che il mio essere nato qui e non essere immigrato mi dà diritti che altri non hanno. Però il diritto ad essere lasciato in pace, io che non rompo i coglioni a nessuno, quello sì. Lo rivendico. E pretendo di essere lasciato in pace.
Sono estremamente preoccupato da questi fanatici che si aggirano per le strade e si sentono in dovere di colonizzare le menti altrui con le loro porcate, sulla base di una loro cieca adesione ad una fede.
Non ho nulla contro la fede religiosa di qualunque fede si tratti. Ma sono assolutamente contrario ad ogni tipo di fanatismo, di intolleranza; non capisco perché qualcuno debba definirmi demonio perché ho rivendicato il diritto personale ad essere lasciato in pace; non ho intenzione di farmi mettere i piedi in testa dal fanatismo altrui, di nessun genere: politico, religioso o egopatico che sia.
La foto che pubblichiamo l’ho fatta con mio telefono circa quaranta minuti dopo l’accaduto, tornando sui miei passi dato che la pioggia ha mandato in fumo i miei piani spiaggerecci. Vedete una delle due donne, ripresa di spalle, l’altra è appena dietro l’angolo.
Mentre camminavo per rientrare a casa sono stato abbordato da altre due sudamericane che farneticavano del loro dio. Una imprecazione con perfetto accento andaluso le ha zittite e lasciate imbalsamate. Bisogna pur difendersi.
E capire anche, mi rivolgo alle autorità, se le nostre città devono diventare crogiuoli di integralisti in cui orde di fanatici religiosi nullafacenti importunano la gente per strada insultandola se non vuole sentire parlare di questo o di quel dio.
Sperando contro ogni speranza che questo mondo di dementi rinsavisca.
P.S. Qualcuno a cui ho raccontato la storia ha commentato “Sono i disastri della legge Basaglia”… Santo subito.
(21 settembre 2014)
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