di Il Capo
Omosessuali “Nel calcio? Io non ho mai avuto la percezione di giocare con un omosessuale. E se la Juve ne comprerà uno mi augurerei solo che ci faccia [sic] vincere le partite”. Sono le sagge parole di Gigi Premio Nobel Buffon in risposta ad una domanda sull’omosessualità nel calcio pubblicata sulla Gazzetta dello Sport.
Dunque Buffon ci spieghi che cos’è la “percezione di giocare con un omosessuale”, dopo di che ci spieghi la frase “se la Juve ne comperà uno” (chi scrive non si interessa di calcio, bisognerà pur aiutare la sua povera mente).
L’allucinante nulla (ricordate La Storia Infinita?) culturale rappresentato dal mondo del calcio colpisce ancora, alla vigilia della festa del nulla: quel Capodanno che tutti saluteranno con grida e botti salvo poi lamentarsi di un altro anno che è passato nel giorno del loro prossimo compleanno o di come vanno male le cose nell’anno nuovo, perché si pretende sempre che tutto cambi solo perché noi lo desideriamo, senza chiederci che cosa realmente facciamoper propiziare il cambiamento.
Discorso sì simple e ragionevole non è nelle corde di fantocci del sistema sportivo che grazie ad alcuni milioni di stipendio all’anno si prestano al livellamento culturale tanto necessario all’affermazione di messaggi semplici e populisti che permettano al nano o all’insetto del momento di insediarse in parlamento senza idee, senza progetti, senza dare nemmeno l’idea di un futuro.
Gigi Premio Nobel Buffon in Seredova parla anche di razzismo nello spogliatoio (quello juventino) che naturalmente non esiste, perché un dieux du stade non può essere razzista (“Se ho mai avuto un compagno razzista? Nello spogliatoio c’è un clima cameratesco, siamo uniti e certe cose non esistono”). Per mantenere il sistema degli Dei (così si chiamavano gli eletti nel collegio inglese raccontanto da Julian Mitchell nella pièce “Another Country”, dove il giovane omosessuale Guy Bennet riceveva prima le carezze dei suoi amanti e poi le loro frustate per essere un “pervert”) si dichiara qualsiasi cosa, soprattutto quando a pubblicare l’intervista è il gionale di famiglia, la Gazzetta dello Sport, e l’intervistato l’idolo juventino e della nazionale – mi dicono sia uno dei più grandi portieri di sempre, così sarà, personalmente ho avuto notizia di un unico Portiere, ed era un romanzo di Reinaldo Arenas – deve vestirsi dei panni del tuttologo che dice tutto e niente, perché è tutto ciò che può dire.
Bene ora che sappiamo che Buffon non ha mai avuto la “percezione” di giocare con un omosessuale e che nella Juve “non c’è razzismo”, possiamo tranquillamente credere anche alle ultime dichiarazioni di Silvio Burlesconi “con Forza Italia al 51% per cambiare il paese”. Se spuntasse all’orizzonte anche qualcun altro che di cognome facesse Scherzosempre, le tre grazie della facezia sarebbero già belle che servite, come questo 31 dicembre di discorsi tv di presidenti, insetti e leghisti, tutti in contemporanea.
Discorsi in contemporanea che serviranno a fare chiarezza in un paese dove nessuno grida e tutti ascoltano. Rock’n’roll.
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