Ogni anno in Italia si registrano 3500/4000 nuove infezioni da Hiv, la maggior parte dovute a contatto sessuale, mentre è sempre più diffuso il fenomeno della diagnosi tardiva della sieropositività che mette a rischio l’efficacia delle terapie. Per contrastare queste tendenze il Coordinamento Romano Hiv ha messo in campo il progetto “Hiv? Sintonizzati!” raggiungendo oltre diecimila studenti di trentacinque scuole secondarie di primo e secondo grado di Roma, con l’obiettivo di rafforzare l’attività di informazione e prevenzione a partire dal luoghi deputati all’apprendimento.
Con l’intento di abbattere il muro ancora troppo alto del pregiudizio e della discriminazione e invitando le classi partecipanti a riflettere sul tema della diversità, il progetto ha voluto innescare un meccanismo virtuoso di informazione e conoscenza in cui i ragazzi informati e consapevoli potessero, a loro volta, diventare veicolo di diffusione di informazioni corrette e promotori di comportamenti sessuali responsabili.
Grazie al lavoro di trenta operatori esperti fra medici, psicologi, operatori sociali e volontari, che hanno effettuato più di cinquecento interventi e somministrato e analizzato oltre cinquemila questionari, “Hiv? Sintonizzati!” è stata un’importante occasione di ascoltare gli studenti e le loro esperienze, sondandone le convinzioni e raccogliendo dei preziosi dati che forniscono una significativa fotografia delle conoscenze che i giovani hanno delle Infezioni Sessualmente Trasmesse, della percezione del rischio, del rapporto con la sessualità e del tema della prevenzione.
Attraverso i questionari somministrati prima e dopo gli interventi sono emersi alcuni dati significativi di conoscenza e verifica del progetto che raccontano un miglioramento complessivo della capacità dei ragazzi di riconoscere le informazioni corrette circa le modalità di trasmissione del virus dell’Hiv e delle altre IST: il progetto è stato utile a ridurre sensibilmente, dall’85% al 40%, il numero di ragazzi delle scuole di secondo grado che credevano che la possibilità di infezione fosse legata all’appartenenza a categorie piuttosto che a comportamenti a rischio, andando ad intervenire anche sulla riduzione della discriminazione che quasi sempre è legata ad una maggiore possibilità di contagio; l’intervento ha permesso di ridurre il numero dei ragazzi che non conosceva i liquidi in grado di trasmettere il virus dal 25% al 9%. Il progetto si è mostrato inoltre utile a diminuire lo stigma e la paura della convivenza con le persone con Hiv.
Durante gli incontri è emersa chiaramente la più generale percezione che i ragazzi hanno del rischio: come nel celebre “Urlo” di Edvard Munch, opera più volte evocata dai giovani studenti, la sensazione di rischio immobilizza e atterrisce evocando sentimenti di paura e pericolo, con pensieri che virano dalla malattia alla morte fino ad arrivare a materializzare nelle menti dei ragazzi i rischi di una sessualità inconsapevole. In un numero minore di giovani il rischio sembra però essere vissuto anche come un’opportunità di libertà dove secondo alcuni “vivere la vita con la paura di morire non è vita!” o “Il rischio è pericolo, paura ma anche voglia di buttarsi”.
Il racconto del lavoro svolto, contenuto nella pubblicazione che verrà presentata durante la conferenza di giovedì 28 Novembre presso la Sala della Protomoteca in Campidoglio, è arricchito dagli importanti contributi di esperti e dei referenti degli otto organismi del Coordinamento che hanno preso parte al progetto che da anni lavorano sui temi della prevenzione, dell’assistenza delle persone con Hiv o in Aids e per il superamento dello stigma delle persone sieropositive.
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