di Simone Alliva twitter@SimoneSashaAlli
Più di centomila persone hanno marciato per le strade di Roma il 15 giugno scorso: transessuali, lesbiche, omosessuali e tantissimi padri e madri che accompagnavano i figli al loro primo giorno d’orgoglio. E ancora le coppie sposate all’estero. Le famiglie omogenitoriali. Eterosessuali uomini e donne indignati per una politica che moritifica “l’altro”. Era un pride bipolare, come sempre gioioso ma arrabbiatissimo. Allegro ma deluso.
Nell’aria si potevano respirare i veleni esalati dall’assenza del neo sindaco di Roma, Ignazio Marino, reo di aver rifiutato l’invito degli organizzatori per motivi familiari. Bastava alzare lo sguardo e leggere striscioni con su scritto: “Marino sposaci”.
Tangibile tra quei centomila il senso di delusione e di rabbia verso un centrosinistra che ha disatteso le aspettative. Che rispetto a quel che l’elettorato chiedeva non ha avuto abbastanza coraggio. Uno sforzo del sindaco di fare una presenza, una comparsata, avrebbe rappresentato l’innalzamento di una bandiera morale per un impegno concreto a favore di chi ha davvero bisogno di sentirsi liberato. Non è bastato il video messaggio del nuovo inquilino del Campidoglio a placare gli animi, le parole di sostegno e di impegno alla lotta per i diritti di tutti restano parole se non si fanno accompagnare dai gesti sin dalla prima battuta.
Ma per il Partito Democratico, che naviga da mesi in tempesta e controvento, i problemi non sono finiti. Un’altra polemica è scattata la mattina del Pride, poche ore prima del concentramento per la parata: la non adesione del Partito Democratico al Pride della capitale. Simone Barbieri, responsabile del PD Rainbow ha condiviso su vari social network, poche ore prima della parata, un messaggio che riassume in poche parole il tempo di mezzo che sta vivendo l’elettorato LGBT del PD. Un tempo fatto di disagio e di rabbia, di allarme e di fatica.
Non sappiamo se sia stato questo messaggio a provocare un sussulto di dignità al PD Roma ma quasi due ore dopo le agenzie battono un comunicato stampa che titola Roma Pride, Patané: “PD Roma Partecipa per i diritti di tutti” una nota dove il presidente del PD Roma, annuncia la presenza del Partito Democratico al fianco dei cittadini “per dare a tutti pari dignità e diritti”. Nota che non palca gli animi. “Almeno sotto pressione le adesioni escono” commenta Simone Barbieri. Il Partito Democratico c’è dunque, manca il Sindaco Marino “eletto anche con i voti della comunità LGBT” come ricorderà qualcuno la sera stessa sul palco del Pride. Naturalmente dare adesione due ore prima dell’inizio della parata lascia perplessi. La base dunque s’infiamma “Ci voleva Facebook per farli aderire” commenta qualcuno. Qualche militante del partito commenta: “Alle volte ad un messaggio basta rispondere davvero solo un sì o un no in tempi leciti, manifestando però rispetto verso chi ci ha interpellato”.
Eugenio Patané cerca di chiarire il disguido, in una risposta pubblica diretta proprio a Simone Barbieri:
Assistere alle guerre contro il nemico presunto nella stessa metà campo riporta sempre una visione delle cose che lascia perplessi. La gara ad azzopparsi reciprocamente dentro lo stesso partito è la principale causa di disaffezione, in qualche caso di disgusto, comunque di insofferenza da parte di chi guarda. E’ questa una delle principali ragioni dell’astensione dell’elettorato di sinistra durante le amministrative. Andrea Berardicurti, segretario politico del Circolo di Cultura Omosessuale Mario Mieli, mette il punto alla questione rivolgendosi proprio ad Eugenio Patanè: “Farebbe bene a tacere” dice “Il PD Roma non ha aperto bocca. Dei parlamentari PD hanno aderito al pride, una decina. Tutto il resto che Patané racconta è fuffa. Noi non abbiamo chiesto “cortesie”, abbiamo chiesto adesioni e qualcuno le ha mandate anche senza avergliele chieste”.
Polemiche strumentali le chiama Patanè, eppure due verità complementari. Quella di Eugenio Patanè che ha dato adesione al Pride Romano con un comunicato. Fatto inconfutabile, basta leggere le agenzie. Poi quella di Simone Barbieri che afferma “un comunicato stampa di sostegno è cosa ben diversa dall’adesione, necessario mandare una mail al Comitato Roma Pride”.
Eugenio Patané chiude la polemica facendo traiettoria di vita personale, della quale dobbiamo prendere atto: “Ho partecipato a tutti i pride possibili e immaginabili da quando avevo 20 anni, avrei partecipato anche a questo; ho contribuito a scrivere la prima proposta di legge sulle unioni civili fatta in Italia da Luigi Manconi dopo che in Francia furono approvati i patti civili di convivenza. Ho fatto il comunicato di partecipazione del pd roma perchè sono convinto da sempre di questa battaglia. E sentirmi dire che l’ho fatta per una sollecitazione su facebook mi fa davvero sorridere”.
Sono parole che riempiono di senso l’adesione ma non danno a risposte a delle domande semplici: perchè rilasciare un comunicato stampa due ore prima dell’inizio del Pride e non giorni prima? Perché un comunicato stampa e non un ufficiale adesione al comitato? Siamo sicuri che all’interno del Partito Democratico la plurità di voci, straordinario simbolo di libertà democratica, abbia portato dei dubbi sulla cosìdetta adesione. Eppure anche per i diritti civili bisogna trovare un posto comune a tutti quanti, il coro deve intonarsi e cantare “in voce sola” e pazienza se qualcuno stecca. L’unità decisa sulla questione LGBT illuminerebbe tutte le ombre che non fanno bene al partito.
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