di Cineblog.it
L’interessante sito web Cineblog.it ci offre questa intelligente recensione del film di Seidl presentato alla Berlinale 2013 che pubblichiamo in parte, con l’invito a leggere il resto della recensione al link che incontrate più in basso.
Con Paradise: Hope, l’austriaco Ulrich Seidl, già autore di Canicola consegna l’ultimo capitolo della sua trilogia “Paradise” un viaggio nel profondo degli antri più oscuri della poco luminosa vita austriaca. È la storia di una ragazzina sovrappeso che viene mandata a trascorrere le vacanze estive in un centro per giovani con problemi di obesità il cui fine è dimagrire attraverso l’esercizio fisico ma anche acquisire nozioni basiche per una alimentazione equilibrata.
Nel primo episodio della trilogia, presentato a Cannes, la protagonista era la madre della ragazzina in questione, alle prese con una serie di avventure spiacevoli nel corso di un viaggio in Kenya, che descrive la triste realtà del turismo sessuale femminile in Africa. Il secondo episodio è stato presentato a Venezia e racconta invece la storia tra sesso e religione della zia della ragazzina sovrappeso, e sorella della madre turista sessuale.
“Paradise: Hope” inizia con l’arrivo della protagonista nella clinica-centro estivo in cui si prepara ad affrontare un duro programma insieme ad altri adolescenti sovrappeso. Il gruppo è di 16 persone le cui giornate vengono scandite da un rigido allenatore, una istruttrice e un medico di mezz’età, un uomo attraente quanto solo, che dall’inizio della storia sembra sviluppare un’attrazione morbosa con la protagonista.
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