Le recenti polemiche sul valore di Facebook, sulla sua credibilità come veicolo pubblicitario, sul tonfo delle sue azioni in borsa, sui 900 milioni di utenti, sul valore delle azioni caduto del 44% e sul denaro perso dai suoi azionisti e sulle denunce piovute sul capo di Zuckenberg, fanno pensare alla funzione della rete sociale.
Potremmo dire che la stessa filosofia del ”mi vedono ergo esisto” che milioni di utonti (sic) utilizzano nella rete sociale per mostrare peni, seni e coseni, come se fossero l’unica cosa che possiedono, e forse è proprio cosí, si sia trasferita al Nasdaq e che quel ”mi vedono ergo esisto”, si sia convertito nel ”la vedo ergo investo” che è un po’ la base della crisi finanziaria che attanaglia il mondo. Se posso far soldi li faccio in fretta, non mi importano le conseguenze né il valore di ció che compro per arricchirmi. Tanto posso sempre lamentarmi.
La rete sociale in sé, ricchissima di opportunità quando utilizzata in modo intelligente, Twitter docet, diventa insopportabile quando la gente la utilizza per gridare al mondo che esiste, per mostrare il suo pene in erezione, per posare come modella di primo grido davanti allo specchio del bagno con wc alle spalle -che gran classe!- e flash dello smartphone incorporato, o per celebrarsi con inutili cazzate a commenti di ”likes” che fanno rabbrividire.
La domanda è, perché dovrei investire i miei soldi in uno strumento che propone le truculenze di ventenni già distrutti dall’alcool e dalla propria disperata solitudine, che cercano di incontrarsi e si chiamano amici, quando ignorano gli amici che hanno sul serio e cercano in uno strumento inesistente ció che già hanno senza vederlo? Perché dovrei stare dietro a gruppi di persone che si incontrano per ubriacarsi attorno a cellulari o smartphone o tablets che gli servono per parlare con altra gente che non è lí?
Un saggio diceva che la persona più importante della nostra vita è quella che abbiamo di fronte adesso, in questo momento. Chiaro che bisogna darsi il tempo di vederla.
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