E’ la soave voce dell’Arcivescovo di Chicago a levarsi come un cinguettio offrendoci ancora una volta l’immagine gioiosa della profonda compassione cattolica. Il problema?
Ancora una volta il Gay Pride che ll’anno scorso ha raggiunto dimensioni impressionanti e ha osato passare davanti alla cattedrale della città, provocando il panico nel fragile animo del pretonzolo che stava officiando la sua omelia. Le autorità, pressionate dai compassionevoli prelati preoccupati per la loro sicurezza, ché i gay mordono, hanno chiesto agli organizzatori di modificare il percorso, richiesta accettata senza battere ciglio. L’Arcivescovo, uomo di cuore e di profonda cultura umanista, ha pensato bene di giocare l’asso di briscola con una dichiarazione televisiva che ha lasciato di m… ops, stucco, anche il giornalista che lo stava intervistando, arrivando ad affermare di vedere punti in comune tra la ”retorica del Ku Klux Klan e il movimento gay che vedono nella Chiesa cattolica il nemico”. L’Arcivescovo si sbaglia, non sono gli esponenti gay a vedere un nemico nella Chiesa, sono le migliaia e migliaia di bambini violentati dai preti della Chiesa che la Chiesa ha protetto che non ne possono più e dicono le cose come stanno. L’indignazione è generale e non ha niente a che vedere con Gay Pride, Arcivescovi intolleranti o pretonzoli spaventati.
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