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68a Mostra del Cinema di Venezia, dal nostro inviato

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I tristi leoni ossidati, falsamente trionfanti, con le loro ali spiegate, non convincono neppure se stessi. Dopo l’inizio fulgente di alcuni anni or sono ora sono sparsi malinconicamente per l’isola del Lido, senza

che nessuno abbia avuto la gentilezza di rinfrescarli con un po’ di porporina. Molto meglio l’omaggio che tributa alla LXVIII Mostra Internazionale di Arte Cinematografica, il bel negozio di giocattoli LIDO GIOCHI ( Gran Viale Santa Maria Elisabetta, 31), con una bella, elegante, spiritosa, affettuosa vetrina che propone un red carpet acqueo, con ali di pelouches festanti all’arrivo di divi, altrettanto di pelouche, in gondola.

Ora i primi due film: RUGGINE di Daniele Gaglianone, GIORNATE DEGLI AUTORI, ed IDI DI MARZO di e con George Clooney, film di apertura della Mostra. Due righe per RUGGINE: tratto dall’omonimo romanzo di Stefano  Massaron che non compare come sceneggiatore, si divide in due piani narrativi, negli anni sessanta ed oggi: un mondo più o meno segreto di bambini e di luoghi da cui gli adulti sono esclusi, abbastanza credibile, in cui i ragazzi sono piuttosto convincenti – a parte l’orco per bene: un Filippo Timi pediatra assassino di bimbe, eccessivo, baraccone ed improbabile non per colpa sua. Sono poco in parte, anche se volenterosi: Accorsi, Mastrandrea e Solarino. Non giovano l’impianto ed il montaggio vagamente espressionistico, la musica ingombrante, il riferimento ad M, ancor meno. Con una bella sforbiciata, forse se ne potrebbe fare qualcosa…

Interessante la seconda prova di Clooney regista, anche in questo caso rigoroso e stringato, con all’attivo un’ottima sceneggiatura, un notevole montaggio, un ritmo crescente che diventa molto teso verso la fine, quando le vicende private s’intrecciano con la campagna elettorale per le primarie di un candidato alla Presidenza degli Stati Uniti, e la lotta diviene, veramente, senza esclusione di colpi! Una notazione importante riguarda la lealtà in politica, ed una osservazione relariva ai rapporti fra uomini politici e stagiste… ma qui, noi, stentiamo a capire, viviamo in un mondo MOLTO lontano!

 

CARNAGE di Roman Polansky, con Jodie Foster, > Kate Winslet, Christoph Waltz, John C. Reilly, 79 minuti, in concorso.


Prima di parlare di questo imperdibile film, sarà doveroso spiegare perché la mia recensione arrivi con 24 ore di ritardo. Si tratta della riduzione del numero di proiezioni, la quale fa si che ieri mattina la sala Darsena abbia lasciato fuori la metà dei giornalisti dei periodici, e tutti quelli definiti ” media press” come noi, senza contare alcuni quotidianisti ritardatari! Ho saputo che non è stata fatta una proiezione aggiuntiva, e quindi eccoci a questa mattina ed allo scontento generale, più e più del solito con la Biennale! Veniamo ora allo stringatissimo film di Polansky, che ancora una volta, dopo il Pianista, a suo modo, ed Oliver Twist, si occupa dei bambini e del loro mondo, ma questa volta, dal punto di vista degli adulti. Tratto dalla bella pièce LE DIEU DU CARNAGE di Yasmina Reza (appena edita in Italia da Adelphi) che ha collaborato con il regista alla stesura della sceneggiatura, accogliendone le richieste di trasformazione e di adattamento, si svolge unicamente in interni, a parte un breve antefatto ed un finale, al solito MOLTO ironico. E’ una partita a quattro fra due coppie di genitori che debbono discutere intorno all’aggressione fisica del figlio degli ospiti, contro quello dei padroni di casa. Si parte in maniera già tesa, ma molto controllata e civile, per poi esplodere gradualmente e poi definitivamente sibilandosi addosso i peggiori insulti in un gioco di tutti contro tutti. La regia abile e sottile, come si può immaginare, e dai movimenti di macchina sapientissimi, osserva queste quattro belve in gabbia cogliendo tutti i punti esilaranti, e non sono pochi. L’interno borghese ha delle stonature di grande livello, come un orribile mobile svedese, grande merito dello scenografo. L’ottimo lavoro di Milena Canonero sugli abiti di scena, contribuisce a delineare le personalità. Gli attori sono perfetti e lavorano “come in teatro”, le prove si sono svolte con il medesimo sistema. Il film è stato girato in ordine temporale della vicenda, e si vede l’unità di tensione e di atmosfere. Avrete capito quanto la pellicola sia veramente ferocissima; consiglio di vederla, se possibile, in originale. Una risata liberatoria quando un feticcio dei nostri tempi affonderà in un vaso di fiori, ma già precedentemente qualcuno avrà vomitato sui mostri sacri dell’arte del novecento. Le sfaccettature e le chiavi di lettura sono molteplici!Fate attenzione, che il regista si è ritagliato una comparsata… quando?

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