Una mossa politica, che non si cada nell’equivoco di credere che lo fanno per testimoniare il loro fallimento di fronte all’opinione pubblica tutta e dire non siamo stati capaci di ottenere un cazzo, perché
loro son furbi. Così che vanno a sposarsi all’estero (a New York con abiti di Balenciaga, che chic!, o ad Oslo, più umilmente) per poi chiedere la trascrizione in Italia della loro unione e una volta che l’Italia la rifiuti, come è logico pensare, fare ricorso alla Corte Europea. Sono scelte politiche coraggiose, vero? Chissà cosa ne pensano tutti quei gay che non hanno nemmeno un lavoro perché non si sono sudati l’agognata poltrona in un associazione con sovvenzioni pubbliche, e che di andarsi a sposare all’estero con un Balenciaga o semplicemente volando in altro paese nemmeno a pensarlo perché non c’hanno una lira… A questi qua dovranno bastare quattro bastonate di fronte al Gay Village o il trionfo-tonfo di velate televisive di stazza tipo Lele Mora o Platinette, o le esternazioni della Concia che dichiara che in un ”paese che non condanna la violenza non può più vivere”?
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