di E.T. #Roma twitter@gaiaitaliacomlo #Lopinione
Tanti anni fa presentavo un lavoro teatrale a Roma. Uno dei tanti. Era un bello spazio all’aperto, in una manifestazione molto importante. Quando mi vennero presentati i tecnici che avrebbero seguito il montaggio uno di loro mi fece chiarissimamente capire che lui era il capo e con lui non dovevo discutere. Siccome l’ometto che mi mette i piedi in testa deve ancora nascere gli dissi che non mi interessava nulla di lui né della sua posizione e che l’unica cosa che avremmo dovuto fare insieme era fare un bel lavoro per il pubblico. Si inalberò e mi disse che avrebbe fatto saltare lo spettacolo. Gli dissi che l’avrei denunciato. Se ne andò bestemmiando e insultandomi e tornò dieci minuti dopo scusandosi ed iniziando a fare ciò che era pagato per fare. Lo spettacolo fu un successo e lui e la sua crew fecero un magnifico lavoro. Quell’uomo il suo mestiere lo conosceva perfettamente e non avrebbe avuto nessun bisogno di imporsi come capo perché, essendo preparatissimo, nessuno si sarebbe sognato di contestarlo. I suoi consigli furono utilissimi, così come le soluzioni immediate che trovò per risolvere ogni problema. Una bella esperienza umana e professionale che ricordo ancora con grande piacere.
La brutta manifestazione di sé che quell’uomo diede, passeggera ed impermanente come tutte le emozioni che vengono dal ventre, è oggi la regola. Si vota con il ventre e poi – dal giorno dopo!!! – si inveisce contro il vincitore o la vincitrice tacciandoli di non fare nulla (io stesso ascoltati sulla metro A di Roma un dialogo demenziale tra due donne che il giorno immediatamente successivo all’elezione di Marino al Campidoglio si lamentavano di “questo nuovo sindaco che non fa nulla”, quando Marino doveva ancora insediarsi). I cittadini perpetuano le loro pessime abitudini: cartacce a terra, lassismo, menefreghismo, no so’ ccazzi mia, pettegolezzo, critica gratuita, lei non sa chi sono io, ma chi ti credi di essere, taxi abuisivi a 50 euro da Termini a Piazza Venezia, e la colpa è degli altri.
Non stupisce, in un infernale clima da sesto mondo, che a Roma succeda poi che un uomo giovane, nel pieno delle forze, con tutta la sua patetica vita da vivere, con un impiego fisso in Rai, denunci un furto di 70 euro mai subito e, di fronte alle forze dell’ordine, scateni il suo odio su un bambino di 11 anni ferendolo alla testa con un taglierino, a dimostrazione che ciò che alberga nella testa di troppi è un odio ingiustificato, assoluto e totale verso tutto ciò che si muove e non si muove nella direzione che essi ritengono essere la giusta direzione.
Non c’è ritorno ad un mondo dove l’odio regna assoluto e dove ministri, governi e politici senza scrupoli utilizzano quest’odio come motore per la loro elezione gettando benzina sul fuoco con dichiarazioni irresponsabili che l’odio alimentano. Purtroppo odio ed ignoranza vanno sempre di pari passo, uno alimenta l’altra e viceversa, così che ciò che vediamo non è nient’altro che l’effetto di un odio molto più profondo generato dall’abisso senza fine nel quale le povere menti di questi grandi uomini col taglierino, dei poveracci, sono sprofondate e che cercano rifugio nella violenza, nel tifo incontrollato, nell’alcool, nelle droghe o in certe ideologie assolutiste e senza fondamento né filosofico, né scientifico, né politico, che stanno sprofondando il paese in un baratro…
(23 febbraio 2019)
©gaiaitalia.com 2019 – diritti riservati, riproduzione vietata
Iscrivetevi alla nostra newsletter (saremo molto rispettosi, non più di due invii al mese)