29 giugno: Milano, Bologna, Napoli, Catania
c’è anche nell’aria un Pride a Pescara ma non è ancora certo direi… Ho sentito di qualcosa pure a Cagliari, ma anche lì ho notizie un po’ confuse.
Sono Pride a cui Arcigay partecipa ma non è che sia Arcigay a organizzare, fare, brigare con l’eccezione di Roma, dove Arcigay mi sembra sia fuori dal comitato organizzatore, se nel frattempo non si sono messi d’accordo (sai bene che la situazione associazionistica LGBT a Roma è parecchio complicata).
Nelle altre città ci sono gruppi di associazioni che si mettono assieme e decidono e lavorano fianco a fianco per mesi nella costruzione di un programma, nel farsi venire le idee, nello strizzarsi il cervello rispetto a come finanziare tutte le spese e questo con tutte le relative problematiche fatte di ansie, scazzi, delusioni ma anche di entusiasmo e di slanci ideali davvero belli.
Il problema più spinoso dei Pride non è tanto il percorso, la questura, il vescovo: sono i soldi. Nel senso che bisogna cercare di fare un evento più splendido splendente possibile con pochissime risorse.
Quello che dici tu (lo trovate qui quel che dico io, ndL*) è in parte sbagliato, le amministrazioni locali non ti coprono di euro se fai un Pride, anzi, sono sempre state di manica strettissima per paura di critiche, e adesso che in effetti sono con le casse vuote, di soldi proprio zero.
Il comune di Palermo, per dire, tra i più entusiasti promotori, mette in campo 10.000 euro in servizi, ovvero spazi comunali, personale, pulizia eccetera. Gli altri posti sono anche messi peggio. A memoria sono stati molti più i Pride che hanno chiuso in perdita che quelli che sono riusciti a galleggiare e ad arrivare perlomeno a pareggio.
Sono stato presidente del Comitato Pride di Bologna nel 2008, Pride bellissimo nel giorno più caldo dell’universo, e abbiamo chiuso con un attivo di tipo 120 euro, solo grazie alla festa finale che è stata un successone strepitoso e che ci ha permesso di rientrare di molte spese (per dire, solo la pulizia strade era sui 17.000 euro se non ricordo male).
Tu dici, che cacchio vuol dire fare mille minipride invece di farne uno gigante e memorabile?
Se fossimo sicuri che tutta la gente che va a Milano/Roma/Torino/Vicenza eccetera, se non ci fossero i Pride nelle rispettive città, sarebbe disposta a muoversi per andare a Palermo, allora ti darei in parte ragione, ma non è così. Ci sono tante persone che partecipano al Pride della propria zona e al Pride Nazionale, moltissime altre che non andrebbero per vari motivi (lontananza, soldi, tempi) al Pride Nazionale e invece riescono a partecipare al locale.
Tieni conto che, nazionale o locale, l’apporto di massa di persone a un Pride proviene sempre dalla città stessa o dagli immediati dintorni; quelli esterni, fatti di gente che arriva con la corriera organizzata da Arcigay, o in treno tariffe gruppi ecc. ecc. sono tanti e vanno benissimo, ma i determinanti sono i partecipanti locali, che significa non solo persone lgbt ma tutti i cittadini che si sentono vicini alle nostre lotte.
Ultima constatazione, ma non meno importante, i Pride, piccoli o grandi che siano, fanno bene alle città dove si svolgono e Vicenza dio solo sa quanto ne ha bisogno, anche se sembra un Pride senza senso e sinceramente chissenegfrega se il tg1 dedicherà zero secondi a Vicenza e forse 20 secondi a Palermo per mostrare le tette e i culi fuori (che sono forse l’1% dei partecipanti ma fa tanto colore e soprattutto è molto rassicurante per i cosiddetti “normali”).
I Pride nelle città medio piccole scatenano malumori, dibattito, prese di posizione, la gente discute, i giornali locali ci si buttano, e questo, comunque vada, non può farci altro che bene quindi ben vengano a mio parere tanti Pride, basta che siano fatti con un minimo di coordinamento e intelligenza, tipo non ha senso fare un Pride a Modena e uno a Reggio Emilia, magari nello stesso giorno…
Detto questo, sarebbe bellissimo e ragionevolissimo che tutti i Pride riuscissero a parlare con una voce sola, che riuscissero a presentare una piattaforma politica (che noia dirai uh? No, non lo dico, ndL) unica, e soprattutto uscire mediaticamente con un unico slogan…
Ti immagini l’effetto che farebbe se da Torino a Roma a Catania a Vicenza al nazionale di Palermo e a tutti gli altri risuonasse solo e solamente un “VOGLIAMO TUTTO” piuttosto che “uguali e belli”, “laicità per prima”, “vogliamo diritti”, “mi sposo anche se non vuoi” (Romani, bisogna che me lo diczi chi li studia gli slogan così organiziamo uno sloga-bashing, ndL) sarebbe un cambio di prospettiva e una maturazione del movimento davvero notevole, ma non sarà facile…
Per chiudere, la prossima volta che ho una conferenza stampa oltre al boa metto pure il tubino e la parrucca, non fosse altro che per farti venire l’acidosi,
e non ti sto a raccontare la questione boa di piume alla conferenza di presentazione del Pride di Palermo perché potrei andare avanti un altro mese…
Stammi bene.
*ndL sta per Nota de La Lurida
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