Come riporta il sito Queerblog.it Lech Walesa, fervente cattolico protagonista della Rivoluzione di Solidarnösc che negli anni ’80, con l’appoggio del papa polacco prima e l’avvento di Gorbaciov poi, portò alla liberazione della Polonia e alla sua elezione alla carica di presidente della Repubblica, dove fallì clamorosamente, ha detto la sua sulle persone omosessuali.
Secondo quanto riporta il sito in questione Walesa avrebbe dichiarato che “la società in tutti i contesti, si suddivide in maniera proporzionale a seconda della rappresentatività. Noi rispettiamo la maggioranza, e la democrazia. È la maggioranza che ha costruito la democrazia che appartiene alla maggioranza. E tutto quello che abbiamo non è altro che una minoranza che cammina sulla testa della maggioranza”.
Per essere sicuro di essere inteso Walesa ha poi aggiunto: “
Non voglio che questa minoranza, con la quale non sono d’accordo, ma che tollero (sic!) e capisco, possa manifestare per strada, facendo voltare la testa ai miei figli. Io sono della vecchia scuola e non penso di cambiare. Comprendo che ci sono persone diverse, con diversi orientamenti e che hanno diritto alla loro identità, ma mi auguro non cambino l’ordine stabilito da secoli”.
E’ interessante notare come le parole di opposizione alle persone omosessuali e alle loro rivendicazioni pubbliche e private, le loro richieste di pari diritti, siano dello stesso tenore di quelle che venivano usate prima della definitiva caduta del regime polacco dalle dirigenze sovietiche nei confronti delle giuste rivendicazioni libertarie del popolo polacco che Walesa rappresentava.
Walesa, che usa le parole in modo vergognoso, dimenticando i suoi fallimenti come uomo politico, mettendo da parte i suoi rudi pregiudizi da uomo della strada che solo per un caso fortunato di è trovato alla testa di un paese le cui dinamiche gli sfuggivano e che pensava di governare con preghiere alla madonna, e che solo per dinamiche storiche indipendenti dalla sua volontà si è trovato nelle condizioni di avere una crescita economica importante durante i cinque anni della sua presidenza (partendo da zero, tutto è crescita), dovrebbe vergognarsi.
Un uomo che gode della sua fama, che si è battuto per i Diritti Umani, che ha conseguito un Premio Nobel per la Pace non dovrebbe esprimersi come lui ha fatto nei confronti di altre minoranze, per questo il Premio Nobel vinto del 1983, gli andrebbe tolto.
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