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La destra della “gente perbene di Putin al governo”, dei “manganelli di Palermo”, del “dagli al migrante”: la destra delle riforme [sic]

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di Giancarlo Grassi

Berlusconi, o quello che rimane di ciò che fu un uomo che si credeva brillante, è riuscito strappando un respiro dopo l’altro, a dire la peggior cosa possibile sull’invasione russa dell’Ucraina affermando: “Il governo di Zelensky doveva essere sostituito da gente perbene”. Salvini riesce a biascicare un “Mi rifiuto di interpretare” e Meloni tace alle prese con i preparativi per la conferenza stampa della vittoria nel più lussuoso hotel di Roma.

Così si conclude la più fetida campagna elettorale che io abbia mai visto in vita dove i partiti, tutti, hanno parlato di tutto e di più senza mai mettersi in bocca una sola parola sulla lotta alla criminalità organizzata. Sarebbe sufficiente per dare loro un nome. Ma siamo dei signori. E dobbiamo ricominciare dall’inizio.

Questa destra orribile, orribile non perché destra, orribile perché da tre governi promette le stesse cose senza realizzarle mai (e dando la colpa al PD), perché è nostalgica, intollerante, omofoba, razzista e misogina non si smentisce. I suoi punti di riferimento sono i sovranismi illiberali dell’est per la leader urlatrice, il tiranno russo per l’anziano di Arcore, se stesso per Salvini. Puntano, come al solito, alle riforme delle istituzioni e della costituzione per essere autorizzati da loro stessi all’involuzione del paese in senso orbaniano, erdoganiano, in senso “illiberale russo”, involuzione che essi chiamano libertà dicendo no alle libertà individuali che questo paese ha messo in campo (troppo timidamente e sempre in ritardo) grazie alle forze progressiste di sinistra (dall’aborto alle unioni civili) grazie a vergognosi esercizi dialettici che sovvertono la realtà sociale.

Se questo è ciò che l’Italia vuole, allora che l’Italia si goda proprio quella cosa lì tanto ci sarà sempre qualcuno cui dare la colpa, naturalmente veicolato – quel qualcuno – dalle radio e televisioni berlusconiane e dai quotidiani e settimanali dell’area, quelli che fanno campagna elettorale 365 giorni all’anno, tutti gli anni, dal 1992 ad oggi.

Sullo sfondo una leader simil-lepen neofita del governo, che sull’uscita di Berlusconi sulle “persone per bene” [sic] che dovevano sostituirsi al governo di ZelenskyKijv, non dice una sola parola e che, appena settantadue ore fa, riusciva ad augurarsi la vittoria in Spagna di un partito post-franchista più a destra di Franco, e del suo leader basco in una sorta di nuovo autarchismo transeuropeo dell’intolleranza e che se ne esce con risposte a chi la contesta nello stile di: “Chiedete a Letta di Fratoianni”. Perché con quella bocca può dire ciò che vuole.

Nel frattempo Salvini sposta l’attenzione sull’Europa e su Ursula Von der Leyen nel solito, trito e ritrito esercizio leghista di distrazione di massa quando non si hanno argomenti, con l’aiuto delle solite traduzioni in italiano fatte alla carlona (la frase di Von der Leyen non diceva ciò che le hanno messo in bocca).

Un governo possibile con un programma da camera a gas per ridurre un paese alla canna del gas, come già nel 2011 quando Meloni era già ministra dopo essere stata vicepresidente della Camera nel 2006. C’è da augurarsi che gli Italiani non scelgano di finire sotto la tenda a ossigeno.

 

(23 settembre 2022)

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