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Come può uno scoglio arginare l’Equità Territoriale…

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di Massimo Mastruzzo, #politica

Da Massimo Mastruzzo, del Direttivo nazionale M24A-Et Movimento per l’Equità Territoriale riceviamo l’articolo che pubblichiamo integralmente di seguito.

L’Equità Territoriale, nel panorama politico nazionale, è una novità che spaventa perché rappresenta un concetto elementare, intelligibile, politicamente declinabile ovunque e soprattutto incontrovertibilmente previsto dalla nostra Costituzione.

Il M24A-ET, Movimento per l’Equità Territoriale, è un sassolino caduto quasi accidentalmente nel grande mare della politica italiana, ma ha già creato importanti anelli concentrici che si sono propagati fin dentro le stanze del parlamento italiano e tra i corridoi di Bruxelles (vicepresidente di M24A-ET è l’europarlamentare Piernicola Pedicini).

Tra le importanti iniziative del Movimento per Equità Territoriale ci sono la battaglia per fermare l’autonomia differenziata e quella per far rispettare sul territorio nazionale i criteri di ripartizione che la Commissione Europea, con il Next Generation EU (comunemente chiamato Recovery Fund), ha usato per ripartire le risorse tra gli stati membri, che ricordiamo essere:

  • Popolazione;
  • Reddito pro-capite;
  • Tasso medio di disoccupazione negli ultimi 5 anni.

Se su 750 miliardi all’Italia è toccata la fetta più grande, 209 miliardi di euro, la cifra maggiore tra gli stati membri, lo si deve, purtroppo, ai criteri (negativi) riguardanti il reddito pro-capite più basso e il tasso medio di disoccupazione negli ultimi 5 anni più alto, presenti proprio nel Mezzogiorno. Appare ovvio che per raggiungere l’auspicata coesione sociale attraverso l’uso dei fondi europei, questi dovrebbero andare proporzionalmente proprio al Mezzogiorno.

Non serve un grande statista, né chissà quale modello keynesiano, per comprendere che una nazione non può reggere a lungo avendo costruito al suo interno una bad company. O meglio non più, visto che l’Italia è letteralmente divisa in due da una disomogeneità territoriale che non ha eguali in UE. Basterebbe un corso serale in economia domestica per comprendere che si avrebbe un maggiore ritorno economico investendo nella realizzazione di infrastrutture dove queste sono assenti e non dove sovrabbondano.

La Commissione europea ha dato delle chiare indicazioni, affinché gli investimenti vadano nella direzione della maggior coesione sociale. La Costituzione italiana già lo prevede (vedi articolo 3). Noi di Equità Territoriale le pretendiamo.

Per quanto riguarda l’assurda questione dell’Autonomia differenziata, questo è quanto dichiara il vicepresidente di M24A-ET, l’europarlamentare Piernicola Pedicini:

La ricchezza delle Regioni del Nord che oggi chiedono l’autonomia differenziata è dovuta alla concentrazione della spesa pubblica in quelle aree, che è stata finanziata – lo ricordiamo – con le tasse pagate da tutti i cittadini, compresi quelli del Sud.
Alla proposta di Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna di trattenere il residuo fiscale, noi ci opporremo in tutti i modi.
Primo perché contraddice ogni principio di solidarietà che è la base della coesione sociale di un Paese.
Secondo perché contravviene a tutte le indicazioni provenienti dall’Unione europea che nel regolamento del Next Generation EU ha chiarito in maniera inequivocabile un punto: l’Italia riparte solo se riparte il Sud.”

 

 

 

(22 ottobre 2021)

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