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Lista Calenda: la più votata a Roma, vogliamo parlarne?

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di Marco Biondi, #iolapensocosì

Significativo il titolo di un post di Calenda: “Il vincitore sconfitto“. L’ambizione era quella di diventare Sindaco della sua città e, purtroppo per lui – e per i romani, secondo il mio modesto parere – non ce l’ha fatta. Ma il fatto che la sua sia stata la lista con il maggior numero di voti è giusto che porti a qualche riflessione.

Intanto, la prima, inevitabile, riflessione, ci riconduce alla genesi della sua candidatura: se lui avesse accettato subito la richiesta, pressante, del PD a candidarsi a Sindaco di Roma, a questo punto è facile ipotizzare, che lo sarebbe diventato, magari già al primo turno. Lui ha cincischiato per un po’, e il PD, nel frattempo, ha deciso di fidanzarsi, in modo indissolubile, con i 5Stelle. Quello che è successo dopo, ha portato a una netta separazione delle rispettive strade. Calenda, orgogliosamente, ha deciso di proseguire da solo, loro hanno atteso, invano, che la Raggi facesse un passo indietro, per poi candidare Gualtieri, risarcendolo del seggio al Parlamento Europeo che gli avevano fatto perdere con il Conte Due.

Finita la ricostruzione, andiamo avanti con le riflessioni.

Come mai, un personaggio come Calenda, ha raccolto un successo, personale e politico, così importante? Non è un clown, non fa divertire quando parla, è serio e compito, non ha un partito alle spalle, che non sia il suo partitino personale appena fondato, quindi senza risorse, non ha lobby finanziarie alle spalle e non ha un sistema di comunicazione social al suo servizio che mobilita le folle. Alla fine, se volessimo proprio assegnargli un aggettivo, quello che prevarrebbe sarebbe “concreto”. Calenda è una persona esperta, competente, che sa quello che vuole e ha le idee chiare su come realizzarle.

Virginia Raggi è riuscita a raccogliere meno voti di lui, pur avendo alle spalle un sistema di comunicazione che ha illuso migliaia di romani facendola sembrare davvero una Sindaca, quando invece è un’ectoplasma. Lei è stata solo l’immagine di se stessa ed è riuscita a far credere ai tanti che la seguivano di aver fatto un lavoro egregio, intanto che gli stessi erano costretti a fare le gimcane tra l’immondizia, l’erba infestante cresciuta sui marciapiedi, le buche mai sanate, gli alberi caduti, i cinghiali scorrazzanti, le strade allagate, i bus in fiamme, le auto in doppia fila … e mi fermo perché se no l’articolo viene troppo lungo.

All’incirca Calenda ha raccolto un numero quasi uguale di voti consapevoli rispetto a quanti ne ha raccolti la Raggi, voti alla Sindaca che fu che ritengo, personalmente, ingiustificabili.

Ma d’altra parte, come potremmo definire i voti raccolti da Michetti, che andrà al ballottaggio? Voti consapevoli? Un candidato che non è stato in grado di presentare un programma, di sostenere un confronto con gli altri candidati, un candidato del quale i romani conoscono la faccia solo per le immagini che sono girate con le proiezioni e poi con i risultati finali del voto. Sono consapevoli? Secondo me no, esprimono solo ed esclusivamente un voto di appartenenza. E non sono qui per contestare le appartenenze.

Quelli che volevano votare a destra e non volevano un sindaco “comunista” hanno votato lui senza interessarsi a ciò che accadrà alla loro città e alla loro vita di tutti i giorni. Questi sono quelli che scelgono la parte politica come religione… E per onestà è giusto riconoscere che di questi voti è zeppa anche l’altra parte politica. Gli ex comunisti riescono, a volte, certamente ad essere altrettanto disciplinati. A fronte di tali prese di posizione, verrebbe da chiedersi quale può essere il significato politico se proiettiamo quanto successo a Roma, e nelle altre grandi città  del Paese, a livello nazionale.

Le grandi aggregazioni di centro sinistra – formula Ulivo 2 – a volte ritornano – hanno portato all’elezione al primo turno dei candidati presentati. Molto conta ovviamente la qualità dei candidati. Ovvio che Beppe Sala fosse forte di un quinquennio di governo che ha prodotto ottimi risultati, mentre gli altri candidati di Bologna e Napoli erano comunque personaggi di grande credibilità. Fatto sta che la formula ha funzionato, ed è ritornata a presentare insieme anche la parte riformista moderata che si era distaccata dal PD dopo l’alleanza con i 5Stelle. E lo ha fatto, stranamente, all’interno di coalizioni che, almeno per Bologna e Napoli, avevano il sostegno del Movimento.

Il risultato elettorale però ci racconta che il peso dei grillini su queste coalizioni è stato di fatto marginale. I tre Sindaci sarebbero stati eletti al primo turno anche senza il sostegno del movimento.

Così molte sono le riflessioni che dovrebbero generarsi all’interno del PD. Essendo venuta a mancare la componente populista, essendo quella sovranista in via di ridefinizione, con una forte attrazione su Fratelli d’Italia, è lecito pensare che il panorama politico si stia ridefinendo attorno ad un bipolarismo, con una destra, sempre più estrema e sempre più portata ad isolarsi dalle forza di Governo. E’ troppo comodo per i sostenitori di Meloni, restare a strillare contro il potere dall’opposizione, piuttosto che cercare di prendere delle posizioni di governo che richiedono, ovviamente, a volte anche scelte impopolari. Se ne sta accorgendo proprio in questi giorni persino Salvini, il che è tutto dire.

E’ allora ipotizzabile che questa estremizzazione generi una nuova aggregazione di centro-destra liberale, più moderata e maggiormente candidabile come componente importante di una forza di governo. E questo potrebbe essere lo scenario che si presenterà alle prossime elezioni politiche del 2023. Per allora, però, sarà inevitabile che i partiti moderati di centro sinistra decidano da che parte stare e, soprattutto, con quali facce si presenteranno al voto. Se lo faranno con persone valide, competenti, serie, potrebbero avere chance importanti. In fondo i 32 (o 47?) voti raccolti da Pippo Franco a Roma, qualcosa dovranno pur significare.

Che forse sia finito finalmente il tempo di clown e soubrette e, essendo anche Berlusconi sul viale del tramonto, anche le igieniste dentali tornino a fare le igieniste dentali?

Un ultimo pensiero per la metà degli avanti diritto al voto che hanno deciso di non votare. Personalmente vorrei che gli elenchi di chi non ha votato fossero pubblici e facilmente accessibili. Almeno se ritroveremo sui social gente che sbraita contro il governo, e scoprissimo che questi non hanno votato, potremmo tranquillamente bannarli, in quanto, con l’astensione, hanno perso il diritto di lamentarsi.

 

(6 ottobre 2021)

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