di Redazione, #Iran
Mentre il regime iraniano celebra i 42 anni dalla Rivoluzione khomeinista e mentre il Ministro degli Esteri di Teheran, Javad Zarif, va a predicare la bellezza della Repubblica Islamica davanti ai diplomatici stranieri, in Iran continuano impietosi gli abusi dei diritti umani.
L’ultimo caso, quello più clamoroso, è la condanna a due anni di carcere per otto iraniani di fede Baha’i, la cui colpa, per l’appunto è solo quella di professare una fede millenaria, che però non viene riconosciuta dai fondamentalisti ora al potere nella Repubblica Islamica.
Il 2 febbraio scorso, la Sezione 2 della Corte di Appello di Hormzgan – presieduta dal giudice Mashaleh Afsharpour e dal suo consigliere Ebrahim Mohammadi – ha confermato la condanna a pene che variano da uno a due anni di carcere, per Maral Rasti, Arash Rasekhi, Nasim Ghanavatian, Mahnaz Janansar, Mehrollah Afshar, Omid Afaghi, Farhad Amri e Adib Haghpajooh.
Tutte queste persone sono state arrestate nell’aprile del 2017 presso Bandar Abbas e Gheshm, con l’accusa di propaganda contro lo Stato e minaccia alla sicurezza nazionale. La prima condanna contro questi fedeli Baha’i è stata emessa il 12 dicembre del 2020 dalla Sezione 2 del Tribunale Rivoluzionario di Bandar Abbas, presieduto dal giudice Blade. Le condanne sono state emesse in in base all’articolo 610 e 500 del Codice Penale islamico, diretti a coloro che svolgono opera di propaganda contro la Repubblica Islamica (all’interno del quale rientrano i Baha’i, non riconosciuti dalla Repubblica Islamica).
Come suddetto, le condanne sono state confermate in appello il 2 febbraio scorso. Qui, tra le motivazioni della conferma delle condanne, il giudice Afsharpour ha chiaramente detto che i Baha’i non possono godere dei diritti previsti dall’articolo 22 della Costituzione iraniana, che ufficialmente dichiara come inviolabili la dignità, la vita, la proprietà, i diritti e la casa e l’occupazione dei cittadini iraniani. Ciò perché nella norma costituzionale è scritto anche “a meno che la legge non prescriva diversamente”. Secondo il giudice quindi, i diritti fondamentali dei cittadini iraniani di fede Baha’i non sono riconosciuti, perché per l’appunto si tratta di una “setta moralmente deviata” e illegale.
La nuova pena emessa contro questi poveri otto iraniani, è la nuova dimostrazione delle persecuzioni a cui i Baha’i sono da anni costretti a subire nella Repubblica Islamica. Contro di loro il regime perpetua una vera e propria politica di esclusione, non solo vietando di professare questa fede, ma anche negando molto spesso ai Baha’i il diritto a trovare una occupazione, il diritto ad un salario pari a quello degli altri connazionali e il diritto a godere dell’accesso alla pubblica istruzione. Uno stato di vero e proprio apartheid, che deve essere condannato fermamente dalla Comunità Internazionale.
(11 febbraio 2021)
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