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“Dal letame nascono i fior”… La Bustina della Serva

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di CiCiErre #LaBustinadellaServa twitter@gaiaitaliacom #Maiconsalvini

 

La Bustina della Serva è il mio atto di ribellione, lo è perché non la programmo mai. Succede che sono bloccata nel traffico, sento una notizia alla radio e su quel pezzo devo assolutamente scrivere. In metro mentre scorro le notizie o mentre aspetto l’ennesimo treno e mi guardo intorno. La Bustina è così, dura 20 minuti di stesura, è contraria ai miei programmi decisi da tempo, e la scrivo ovunque. Questa, per esempio, la sto scrivendo sul tapis-roulant della palestra.
Il direttore del giornale mi detesta per questo, i refusi sono troppi.

Ma la Bustina è così, tutta al contrario rispetto come sono io, programmatrice di ogni evento.
In genere si fonda sulle cadute di stile, oppure sulle cose così belle che non conta se sono le 22 di sera, le devo raccontare.
È un mese che sto senza la mia Bustina, e in effetti mi mancava.
E devo dire grazie a lui al senatore Salvini.

La cronaca dice che il signor Salvini si è recato sotto casa di un signore di origine tunisina per chiedere se l’abitante della casa fosse uno spacciatore.
Ricapitolando, campagna elettorale o meno, un senatore della Repubblica, scortato da Carabinieri e Polizia (di stato) ha citofonato, a caso – o forse dietro indicazione di una tipa che lo accompagnava – ad una persona, violando la sua privacy, il suo domicilio, con atteggiamenti discriminatori oltre che ingiuriosi.
Ho capito bene?
Pare di sì.
Ma ho anche capito che questo è il gesto disperato di un politico che non sa più che fare, anche i bambini lo sanno che se una persona spaccia non è a casa sua, ma dove deve stare.
Anche i bambini lo sanno che l’insulto discriminatorio che istiga all’odio razziale non è politica è reato.
Lo sanno tutti tranne lui.
Che continua a fare i capricci con gesti di disvalore sociale ed umano unico, senza precedenti.
Ma una cosa è chiara, i colpi bassi si sferrano quando le speranze sono terminate, quando la candidata della Lega per la regione Emilia Romagna ha mostrato tutti i segni di debolezza, quando lo stesso partito si è mostrato vuoto di concretezza privo delle risposte in cui questa Italia ha bisogno.
I colpi bassi partono quando si è arrabbiati. Quando si è stati derisi, quando la gente  non vuole più selfie, ma ti invita a tornare al Papeete.
Questo è successo in Emilia, le piazze per dire no si sono riempite sempre di più.
Questo è successo al Paese, si è ricompreso il lato prezioso dell’unione, dello stare stretti, a significare qualcosa. Che non esiste il diverso, ma solo la paura ingiustificata, quella creata, quella che uccide, ma che poi rivela la faccia più bella  dell’Italia più bella di sempre. Quella che spegne i pc e che in coro canta Bella ciao a testimonianza di un passato che abbiamo il diritto, oltre che il dovere, di ricordare.
Grazie al signor Salvini, oltre a questa Bustina, è tornata un’altra cosa, la certezza che l’unione contro l’ingiusto fa veramente la forza.
E che domenica tutti avranno una consapevolezza diversa alle urne, quella che mancava.
Come si cantava, dai diamanti (o smeraldi in Tanzania) non nasce niente dal letame nascono i fior

 

(23 gennaio 2020)

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