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HomeNotizieEuropean Championships 2018: l'Italia trionfa, ma l'Atletica piange

European Championships 2018: l’Italia trionfa, ma l’Atletica piange

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foto: Matthias Hangst/Getty Images

di F.F. #Atletica twitter@gaiaitaliacom #Sport

 

 

Magrissimo il bottino della nazionale Italiana di Atletica Leggera fino ad ora (mancano le staffette, mentre stiamo scrivendo, e qualcosa ne uscirà) che si limita a due bronzi, un paio di quarti posti e molti avrei voluto, ma non ho potuto. Yeman Crippa è stato il primo bronzo, sorpresa!, ed i suoi 5000 metri dell’11 agosto ci parlano di un futuro importante. Arriva quarto, ma corre da campione. Corre da campione anche Filippo Tortu, suo 9″99 di due mesi fa gridava al miracolo, perché in Italia si grida sempre al miracolo – il che significa che fiducia negli esseri umani non se ne ha nessuna. Arriva quinto, è contratto è teso. Ha 19 anni e talento da vendere. Farà grandi cose, ma va lasciato in pace.

Fuori dall’alto le ragazze, inspiegabilmente, ci pensa Gianmarco Tamberi a promettere miracoli con le guasconate e a scoprire che per vincere bisogna saltare più in alto degli altri, ma forse l’importante è fare spettacolo. In quel caso Tamberi ha sbagliato teatro. Qualcuno gli dica che con 2,28 a livello mondiale non sei nessuno.

C’è poi Antonella Palmisano, bravissima, che conferma agli Europei 2018 il bronzo mondiale 2017 nella 20km di marcia.

Quindi tutta una squadra che piange e una serie di scelte incomprensibili: si butta lì questo Andrew Howe sui 200m, lui ammette che si è allenato solo due mesi per la distanza. Se la programmazione è questa stiamo freschi.

Nella giornata di chiusura va anche peggio: archiviata la prestazione delle 4×400 che non stiamo nemmeno a commentare perché dovremmo parlare di Grenot, che è incommentabile, viviamo la disfatta delle staffette: settima quella femminile, che vuol dire che ai Mondiali non entri nemmeno nei quarti di finale, ed eliminata la 4×100 maschile per squalifica con cambi così brutti che nemmeno degli adolescenti potevano farli peggio.

Il bilancio dell’atletica è scandaloso per una nazione del livello dell’Italia, con la sua tradizione sportiva: in diretta Rai (a proposito, bella presa per il culo al contribuente questa diretta degli European Championship con continui salti da una rete all’altra e i collegamenti che non si capiva quanto fossero finiti e su quale rete ed interruzioni continue per proporre repliche sui canali Raisport), Bragagna polemizza con la difesa ad oltranza della Federazione che vuole guardare il bicchiere mezzo pieno quando non c’è nemmeno più il bicchiere: difesa d’ufficio patetica che avviene nella giornata in cui dai tuffi arriva il doppio oro di Bertocchi e Pellacani nel trampolino, in cui Trentin vince la prova maschile di ciclismo su strada e Arianna Bridi la 25 km di nuoto.

L’Atletica nel frattempo si parla addosso, si inventa i campioni del futuro e questi campioni già al primo risultato quando devono vincere gli appuntamenti importanti, o almeno piazzarsi decentemente, fare un podio, un acuto, qualsiasi cosa che un valore sportivo ce l’abbia, si sciolgono come neve al sole.

Se Tortu fa 9’99 sui 100m e quattro settimane dopo all’Europeo fa 10″25 non può essere solo responsabilità di Tortu e la Federazione che si difende è, in realtà, non solo indifendibile, ma anche presuntuosa ed incapace.

 





(12 agosto 2018)

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