di CiCiErre #labustinadellaserva twitter@gaiaitaliacom #politica
E’ del 12 luglio 2018 la sentenza della Corte di Cassazione che stauisce come il “Che venite a fare qua… dovete andare via”, se rivolto a cittadini extracomunitari, integra l’aggravante di odio razziale di cui l’art. 3 D.L n.122 del 1993 convertito in legge n. 205/1993.
La Quinta Sezione penale della Corte di Cassazione ha così condannato un 45enne imputato per concorso in una aggressione contro due stranieri di Gallarate.
Sempre la Corte statuisce che la circostanza aggravante testé citata è configurabile in espressioni che rilevano la volontà di discriminare la vittima in ragione della loro appartenenza etnica e religiosa. La ratio dell’introduzione di tale circostanza aggravante è tutelare lo straniero contro ogni disconoscimento di uguaglianza ovvero dalla affermazione di inferiorità sociale e giuridica altrui.
D’altronde, i giudici hanno il compito di applicare la legge e nella loro indagine la guida imprescindibile è rappresentata dalla Costituzione talchè un indagine giuridica che si rispetti parte dal corollario di cui l’art. 3 della Costituzione.
Uguaglianza.
“Andate via” a rigore della citata giurisprudenza integra quindi circostanza aggravante della finalità di discriminazione razziale” Sicché se una Sentenza stauisce un principio nel più ampio tentativo di un’indagine costituzionalmente orientata, la reazione legittima oltre che dovuta avverso il verdetto sarebbe il rispetto.
Essendo la Magistratura organo autonomo, indipendente e terzo ed essendo la Suprema Corte di Cassazione il giudice di legittimità di ultima istanza delle sentenze emesse dalla magistratura ordinaria, tale reazione – il rispetto – sarebbe l’unica degna.
Da parte di un Ministro, poi sarebbe l’unica legittima.
Tuttavia, il signor Ministro Salvini condividendo la notizia sulla sua pagina Facebook ha commentato “andate via, andate via, andate via!”
Recingendo il tutto, con una bella faccina sorridente (in coda all’articolo lo screenshot, ndr).
Come se il corollario di diritto riportato nella sentenza fosse di poco conto, irrilevante.
Come se il ruolo dallo stesso rivestito non avesse un’importanza tale da obbligarlo ad una lunga riflessione prima di qualsiasi pubblicazione.
A lungo potrebbe discutersi sulla gratuità delle provocazioni del signor Ministro Salvini.
Lo stesso Ministro che proclama di restituire l’Italia agli italiani, che parla di Sicurezza quale elemento indefettibile della Repubblica è il primo a sbeffeggiare quanto statuito dalla Suprema Corte di Cassazione e dalla legge. E quel sorriso finale quasi a sfidare le istituzioni – e non è la prima volta- rappresenta solo un oltraggio, quasi a sovvertire allegramente l’ordine istituzionale. Il sorrisetto di un Ministro che si sente invincibile, intoccabile, quasi sacro e superiore a tutti, persino alla Magistratura. Una sorta di Re sole, un esperimento fallito del passato che dimentica la dignità quale presupposto di ogni ruolo.
È auspicabile oltre che necessario che le Autorità preposte prendano gli opportuni provvedimenti, davanti agli sconfinamenti operati dal potere politico. È necessario bloccare la sovversione dell’ordine istituzionale restituire dignità ai suoi organi ed introdurre apposite tutele avverso tali volgarità istituzionali e morali.
(15 luglio 2018)
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