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Salvini e Di Maio se ne fregano dell’Italia, dei suoi conti e del suo futuro

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di Daniele Santi #pentaleghisti twitter@gaiaitaliacom #politica

 

 

Ai Diarchi Oscuri del pentaleghismo dell’Italia non frega un accidente: solo così si spiega la pervicacia con la quale si ostinato a proporre un ministro all’Economia dichiaratamente antieuropeista, che usa toni irricevibili da chiunque – “Germania nazista” – il cui pensiero, pur mutuato da alcuni necessari cambiamenti adeguativi, dovuti al tempo, all’evolversi del suo prezioso cogitare e forse anche un po’ ad una certa atrofia neuronale, è dichiaratemente contro tutto ciò che per l’Italia è vitale. C’è una spinta provocatoria simil-eversiva nei toni con i quali i due, Salvini e Di Maio sostenuti da Giorgia Meloni che non ha ancora deciso da che parte stare, continuano a scagliarsi contro le istituzioni, il Quirinale e la Costituzione a causa dell’insofferenza di Mattarella nei confronti di Paolo Savona ritenuto “non adatto” ad occupare quell’incarico.

La Costituzione, quella che nel 2016 era “intoccabile” anche per Salvini e Di Maio e via grida ed insulti a Renzi, è sempre quella che prima del dicembre 2017 e anche dopo, recita all’articolo 92 “Il Governo della Repubblica è composto del Presidente del Consiglio e dei Ministri, che costituiscono insieme il Consiglio dei Ministri. Il Presidente della Repubblica nomina il Presidente del Consiglio dei Ministri e, su proposta di questo, i Ministri”. E’ il Presidente della Repubblica a nominare presidente del Consiglio dei Ministri e Ministri, non sono Salvini e Di Maio. Non è Giorgia Meloni. Non sono i vanitosi analfabeti che li hanno votati e che ora si scardinano le nocche sulle tastiere pensando di scrivere cose sensate e citando testi che non hanno mai letto che dimostrerebbero come Mattarella stia sbagliando.

Non ci interessa che questa gente si stia fottendo il futuro, ci importa che fotta il presente a noi.

Ora l’attenzione si sposta su altre questioni. Sull’ultima proposta del M5S (Di Maio ha detto di essere orgoglioso di “ciò che ha fatto negli ultimi 80 giorni”, dimenticandosi di non avere fatto nulla) che vuole “spacchettare” il ministero dell’Economia – forse servono poltrone – ipotesi alla quale si oppone ferocemente, a parole, poi si dovrà vedere cosa dirà nel privato dei suoi uffici, Matteo Salvini. L’alleata a giorni alterni Giorgia Meloni riesce ad allinearsi alla serie di stupidaggini che vengono dette in questi giorni e parla della “Libertà di un governo liberamente eletto di non volere un ministro dell’Economia scelto da Bruxelles”. Non hanno idea, o forse ce l’hanno, di cosa stanno facendo. Se avessi un padre gli chiederei di perdonarli.

Dunque la proposta del M5S, sono i “rivoluzionari”, sono quelli “anti-casta”, sono quelli “No ai poteri forti” è quella di affiancare a Paolo Savona una specie di “badante” che, secondo Il Fatto Quotidiano diventato un po’ la Pravda del grillismo gialloverde, potrebbe essere Pierluigi Ciocca, vicedirettore di Bankitalia, perché la coerenza grillina è tutt’uno con il genio dell’ex steward del San Paolo. La scelta è perfettamente coerente con ciò che il M5S e la Lega gridano, ma poi non fanno, ed è in linea con il curriculum di Paolo Savona, che riassumiamo velocemente qui sotto grazie alla scheda di Wikipedia:

 

…in Confindustria è stato presidente del Credito Industriale Sardo (1980-1989), segretario generale per la Programmazione Economica al Ministero del bilancio (1980-1982), direttore generale e poi amministratore delegato della Banca Nazionale del Lavoro (1989-1990), quindi Presidente del Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi (1990-1999), di Impregilo, di Gemina, degli Aeroporti di Roma e del Consorzio Venezia Nuova (2000-2010). Tra il 2000 e il 2005 è stato consigliere di amministrazione di RCS e TIM Italia. Dopo essere stato vice presidente di Capitalia, all’atto della fusione con Unicredit, viene nominato presidente della Banca di Roma. Dal settembre 2010 al febbraio 2014 ha esercitato nuovamente le funzioni di presidente del Fondo interbancario di tutela dei depositi.

Ministro dell’industria, del commercio e dell’artigianato, con delega al riordinamento delle partecipazioni statali nel governo Ciampi (aprile 1993 – aprile 1994), è stato nel biennio 2005-2006, durante il governo Berlusconi III, a capo del Dipartimento per le Politiche Comunitarie della Presidenza del Consiglio dei ministri e Coordinatore del Comitato Tecnico per la Strategia di Lisbona, che ha redatto il Piano Italiano per la Crescita e l’Occupazione presentato alla Commissione Europea il 15 ottobre 2005.

È stato membro del Comitato OCSE per la standardizzazione delle statistiche finanziarie e del BIS Standing Committee on eurodollars, Presidente del Consiglio Tecnico Scientifico della Programmazione Economica, della Commissione di indagine[cos’è?] sul nucleare in Italia e membro delle Commissioni Ortona e Jucci per la riforma dei Servizi di sicurezza come esperto in materie economiche.

È stato Consigliere Scientifico dell’Associazione Guido Carli dal 1996 fino al suo scioglimento nel 2012, presidente dell’Associazione per l’Enciclopedia della Banca e della Borsa (Assonebb) dal 2006 al 2014 e del Comitato scientifico di Nemetria dal 1989. È presidente della Fondazione Ugo La Malfa e vice presidente vicario dello Aspen Institute Italia  (…) È stato presidente del Consiglio di Amministrazione di Euklid, società inglese di tecnofinanza che si occupa di gestire risparmi e investimenti attraverso metodi di trading algoritmico[8], carica a cui ha rinunciato il 23 maggio 2018, motivando la decisione con «sopraggiunti impegni pubblici»

 

A questi incompetenti disperatamente a caccia di potere e poltrone i cui programmi vanno in una direzione e le loro azioni nell’altro, hanno dato il voto il 49% degli Italiani: significa che ritrovano, in quel cialtronismo a caccia di poltrone, il loro faro. Poi non si lamentino.

 




 

(27 maggio 2018)

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