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Un “taxi del mare”, Luigi Di Maio dixit, lascia decine di cadaveri: ora il genio pronunci il suo compassionevole verbo

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di Il Capo

 

 

 

 

 

Una delle tante carrette del mare, di quelle che l’ex webmaster già steward del San Paolo, illetterato senza studi e principe dei congiuntivi, e anche vicepresidente della Camera coi voti del PD di Bersani, ha avuto il buon gusto [sic] di chiamare “taxi del mare” ha lasciato il suo tributo di vite umane nel Canale di Sicilia, dove sono morte una quarantina di persone, tra loro numerosi bambini, che sfuggivano da guerre ed orrori per venire ad inseguire un minimo di benessere, proprio il minimo sindacale, nel mondo sul quale Luigi Di Maio sputa quotidianamente veleno, divorato da un’ambizione così cieca da rendere difficile anche credere che possa una fame di successo e notorietà così feroci. E così inutili alla collettività intera.

Ci sono foto di una Ong, impegnata sul posto, a testimoniare l’accaduto. Sono foto che non pubblicheremo mai. Perché noi un’etica ce l’abbiamo. Non come certuni.

Luigi Di Maio, oltre ad essere un ometto politico assolutamente inutile, incolto ed eterodiretto, non è molto altro. E lo sa. Così per quel tempo che ancora gli è dato da vivere, politicamente parlando, getterà fumo negli occhi di chi osserva scagliandosi contro i presunti privilegi altrui mentre lui vola, non si sa con quali denari, sarebbe bello saperlo ed averli sotto gli occhi quei conti chiari che il M5S dice di avere, ma che non si vedono mai, ad appoggiare l’ennesima impresentabile candidata del Movimento a Grugliasco, in provincia di Torino dove – nella città capoluogo – Chiara Appendino ha già cominciato a fare disastri come la collega Virginia Raggi a Roma.

Ora, dato che Di Maio è un uomo buono e moderato, lo si vede dalle numerose fotografie che lo ritraggono, una -delle tante la pubblichiamo a corredo di questo articolo, anzi di questa supplica – vorremo rivolgerci a lui chiedendogli di mostrare la sua santa compassione spendendo due parole per quei disperati che sono morti in mare su una delle carrette che lui, vicepresidente della Camera coi voti del PD di Bersani, ha avuto la faccia tosta di chiamare “taxi del mare” in vista di un futuro, becero, viscido ed inqualificabile tornaconto elettorale. Basterebbero poche parole, tipo “Chiedo scusa”, ma l’ometto politico non ha la profondità umana che gli permette di pronunciarle. Lui, che dal nulla è venuto ed al nulla ritornerà con tanti auguri al nulla che dovrà sopportarlo, vive nella convinzione insana di essere qualcuno, di avere il diritto di dire ciò che vuole, perché già si sente il prossimo presidente del Consiglio.

Devono avergliela raccontata bene, omettendo di spiegargli che la politica si fa per il benessere dei vivi e non sulla pelle dei morti.

 

 

 

(24 maggio 2017)

 




 

 

 

 

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