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A proposito di marciume Beppe Grillo invita i suoi a guardare “i giornalisti in faccia” e ricordarsi “di loro”

di Giancarlo Grassi

 

 

 

 

 

Il giorno dopo avere pianto lacrime amare (e false) ed avere pubblicato un post sul Sacro Blog dove trasudava vittimismo e se la prendeva con Reporter Senza Frontiere ed il suo dossier sulla libertà di stampa in Italia che accusa “responsabili politici come Beppe Grillo che non esitano a comunicare pubblicamente l’identità dei giornalisti che danno loro fastidio”, il Vate di tutte le intolleranze va oltre ed invita i suoi: “Guardateli in faccia e ricordatevi di loro”, riferito ai giornalisti, che “estrapolano frasi e fanno titoli”, mentre il M5S – più discretamente – le bufale le confeziona ad arte, con post articolati, nei quali estrapola più frasi, le mette insieme, dà una shakeratina, non le verifica e lancia il sasso ritirando la mano andando a colpire i creduloni che cercano proprio ciò che loro dicono.

Il Guitto del Sacro Blog si è esibito con il suo spettacolo a Livorno, perché la propaganda politica lui la fa nei teatri con spettacoli a pagamento – sarebbe interessante conoscere i compensi che riceve, in nome della coerenza e dell’onestà che tanto sbandiera – dove ha presentato Grillo vs Grillo. E proprio lì, dove il M5S brilla per incapacità come in tutte le altre città che governa, il leader del M5S e Vate del Blog che non è il suo blog però anche sì, secondo quanto riporta Repubblica, si è rivolto al pubblico con la sua propaganda dicendo: “In sala stasera ci sono i giornalisti, guardate sono qui prendono appunti”. E poi ha aggiunto: “Guardateli in faccia e ricordatevi di loro”.

Prendiamo in prestito uno stralcio dell’articolo di Fabrizio Rondolino su l’Unità di oggi per offrirvi un excursus rapido, ma implacabile, su tutto ciò che Grillo ha detto riguardo ai giornalisti.

(… ) C’è Grillo che consegna a Bruno Vespa il plastico di un carcere, spiegando che lì saranno rinchiusi giornalisti, politici e imprenditori: “Le liste saranno rese pubbliche quanto prima e faremo un processo popolare che durerà almeno un anno”.

C’è Grillo che si offre di perdonare i “giornalisti pentiti”, i “Buscetta dell’informazione” i quali, in cambio della piena confessione, potranno godere di “un programma di protezione” e verranno inclusi nella “white list dei giornalisti della Terza Repubblica”.

C’è Grillo che graziosamente si rivolge ai cronisti chiamandoli “leccaculo”, “sdraiati e supini al potere”, “tromboni a libro paga”, “specialisti nel bacio della pantofola”, “incapaci, dilettanti, specialisti del nulla” nonché “morti che camminano”.

C’è Grillo che in piazza urla: “Io non dimentico niente, e un giorno gli faremo un culo così”. Che a chi chiede di intervistarlo risponde: “Prima dammi il telefono di tua madre”. Che ad un altro cronista replica: “Meno male che i vostri giornali stanno chiudendo. Cominci a cercarsi un altro lavoro”. Che di un terzo dice: “E’ un povero ragazzo frustrato che deve dire che ha sentito una cosa per sopravvivere”.

C’è Grillo che definisce i direttori dei Tg “gentaglia che la pagherà” e che vuol silenziare e cacciare i cronisti parlamentari (“Non devono infestare Camera e Senato e muoversi a loro piacimento”), garbatamente definendoli “folle di gossipari e di pennivendoli, mercanti di parole rubate”.

E c’è Grillo che ieri sera – Messina aveva già scritto il pezzo – nel corso del suo spettacolo fa accendere le luci, addita i giornalisti in platea e dice: “Estrapolano pezzi di frasi e fanno i titoli sui giornali. Guardateli in faccia e ricordatevi di loro”.

 

E veramente non c’è altro da aggiungere.



 

(28 aprile 2017)

 

 

 

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