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Il Cercopiteco di Gianfranco Maccaferri: “Bruciare Tutto”, libro all’indice con contorno di scandaletto all’italiana

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di Gianfranco Maccaferri   twitter@gfm1803

 

 

 

 

 

“La pedofilia, in quanto “filia”, cioè desiderio, non è reato; molestare i bambini lo è”

Walter Siti autore di “Bruciare tutto”

 

 

Ancor prima che il libro venisse distribuito, e quindi letto, i social sono stati l’arena in cui due fazioni si sono scontrate furiosamente:

“Bruciare tutto” è scandaloso, osceno, indecente, immorale, questa non è letteratura ma spazzatura!

“Bruciare tutto” è profondo, folgorante, ha una prosa da capolavoro letterario… Ogni autore ha il diritto di scrivere in assoluta libertà!

…e il libro non era ancora in vendita; un bellissimo esperimento di quanto si riesca a parlare, ci si arrabbi, si diventi tifosi pro o contro di cosa? Semplicemente di un qualcosa che nessuno sa, nessuno conosce, che nella realtà ancora non è disponibile. Siamo davvero buffi e il web è lo spazio immateriale, ma ideale per sfogare liberamente tutta la nostra buffagine basata sul nulla. Evviva Rino Gaetano quando cantava “Mio fratello è figlio unico perché non ha mai criticato un film senza prima, prima vederlo.”

“Bruciare tutto” non è un film ma un libro, l’ultima fatica di Walter Siti, autore settantenne già vincitore del Premio Strega, da sempre slegato dal business e dalla fama fine a se stessa. Un uomo importante per la letteratura italiana, per la cultura, per il pensiero profondo… insomma, l’opposto di Fabio Volo, ma siccome Volo è diventato il prototipo dell’intellettuale italiano (siamo davvero messi male) tutti i detrattori di Walter Siti sostengono che scrivere di pedofilia, di preti, accostando tutto ciò a don Milani… è solo business e il contenuto è spazzatura da censurare.

Il libro quindi è per i critici benpensanti “inaccettabile”, “partirebbe da premesse gratuitamente scandalistiche” e ancora è “un’operazione editoriale il cui cinismo appare evidente” così il libro sarebbe addirittura “repellente” e Walter Siti meriterebbe l’inferno.

Tanta notorietà a “Bruciare tutto” è stata donata in primis dalla filosofa Michela Marzano che su “La Repubblica” ha stroncato il libro non per lo stile letterario, ma per alcune frasi contenute nel romanzo, come per esempio: “Dio è amore: sì, ma che tipo di amore? Dio non lecca, non bacia, non ha un corpo da penetrare e da cui essere penetrati” o “Se vuoi fartelo succhiare (si parla di ragazzini) ricorda che ci sono degli shampoo alla fragola, al lampone e al cioccolato” o quando il prete bestemmia contro il suo Dio “La mia croce era resistere alla natura e adesso che fai, mi togli la croce da sotto il culo? dici e disdici, non sai nemmeno tu quello che vuoi, ma che cazzo di onnipotente sei? un cretino indeciso che si fa chiamare dio“. Ma soprattutto la filosofa è stata sconcertata dalla dedica che l’autore ha scelto per il suo nuovo libro: “All’ombra ferita e forte di don Lorenzo Milani“.

Per questa dedica che associa il personaggio del romanzo, un prete trentenne pedofilo, a don Milani, Walter Siti si è davvero tirato addosso gli strali del mondo cattolico, ma l’autore si difende in una intervista sempre su “La Repubblica” in questo modo: “forse forzando l’interpretazione, mi è parso che don Milani ammettesse di provare attrazione fisica per i ragazzi…” e cita dall’epistolario di don Milani, che ora figura nel Meridiano appena uscito: “E so che se un rischio corro per l’anima mia non è certo di aver poco amato, piuttosto di amare troppo (cioè di portarmeli anche a letto!)”“E chi potrà amare i ragazzi fino all’osso senza finire di metterglielo anche in culo, se non un maestro che insieme a loro ami anche Dio e tema l’Inferno ?” “Vita spirituale? Ma sai in che consiste oggi per me? Nel tenere le mani a posto”. Nulla certifica in queste frasi che don Milani fosse pedofilo praticante ma certamente raccontano di un travaglio interiore forte, assimilabile giustamente a quello del protagonista del nuovo libro… ma per i cattolici tutto questo è oltre ogni possibile immaginazione e così alcuni hanno pensato di segnalare il romanzo alla Polizia Postale per capire se ci sono gli estremi per un’apologia della pedofilia.

Siti che non è uomo di fede, scrive per la prima volta un romanzo non autobiografico costruendo un personaggio condannabile, e condannato; attraverso questo prete trentenne comunica le sue nitide analisi sul presente e  sul futuro, sulla pedofilia, sull’essere un sacerdote con pensieri e tensioni pedofili, sulle difficoltà morali e quotidiane di amare e di convivere con un Dio che pretende tutto e con una chiesa che ti fornisce dogmi e valori da rispettare e da contraddire ogni giorno per poter vivere dentro la società. Leo, il personaggio del romanzo, è un prete dilaniato dalle contraddizioni morali è ed è apparentemente molto lontano dall’autore, ma Siti afferma: “Leo c’est moi”. Ricordate: “Madame Bovary c’est moi!” la frase che diede scalpore durante il processo ai danni dello scrittore Gustave Flaubert nel 1857? Era primo romanzo di Flaubert, messo sotto inchiesta per oltraggio alla morale. E anche in quel caso ovviamente Flaubert non aveva scritto un romanzo autobiografico.

Nel romanzo si parla esplicitamente di pedofilia, quella vissuta e quella per immagini, senza censure e liberamente come è giusto che sia in un romanzo introspettivo (del personaggio inventato) e attento alle dinamiche sociali e culturali della nostra società.

Lo scandalo contenutistico e l’inadeguatezza dell’autore al tema scelto, è rappresentato dalle pagine dedicate a un ragazzino che distrutto psicologicamente e affettivamente da una famiglia terribile, trova nel giovane prete un rifugio, una protezione, un amore e il ragazzino lo pretende questo amore. Il giovane prete, non aspettandosi questa richiesta esplicita, allontana bruscamente il ragazzino che dilaniato da un ulteriore rifiuto si suicida. Il prete al capezzale del giovane corpo si interroga senza falsità e senza pudori.

Probabilmente chi critica questa scena non conosce la letteratura, quella dedicata all’argomento pederastia e pedofilia… Libri di grandi autori, premi Nobel come André Gide che ha scritto “Corydon” e, proprio nel primo dialogo del racconto, inserisce la scena di un ragazzino che essendo stato rifiutato da Corydon, si suicida lasciando un biglietto in cui dichiara il suo amore per l’uomo. Dopo una vicenda così dolorosa, Corydon si pone l’obiettivo di spiegare a tutti coloro che sentono dentro di sé questi desideri che non si tratta affatto di una malattia ma di qualcosa di assolutamente naturale.

E per tutti quelli che, pur di denigrare il racconto di Siti, sostengono che il suicidio di un ragazzino è qualcosa di irreale, che solo Siti nella sua perversione e gratuità può usare, evidentemente non conoscono  Thomas Hardy che nel 1895 scrisse “Jude l’oscuro” un romanzo crudele dove l’autore riesce a rendere onesto il gesto di un ragazzino che uccide i suoi due fratellastri e poi si suicida lasciando un biglietto per i genitori con scritto “Fatto perché siamo troppi”. Ovviamente anche questo romanzo suscitò indignazione e scandalo tanto che fu pubblicamente bruciato da un vescovo.

Tornando alla pedofilia è lo stesso Siti che dice: “Ho avuto molto presente l’episodio della bambina suicida ne “I Demoni”… Avevo in mente il momento in cui, prima che Stavroghin compia il suo orribile proposito, è la bambina che spontaneamente gli butta le braccia al collo e lo bacia furiosamente. Si tratta di uno dei vertici della letteratura mondiale, con cui nessun confronto è possibile”. Ovviamente si riferisce a Fëdor Dostoevskij, e a I Demoni del 1873.

Ecco, se uno non conosce la letteratura, gli apici assoluti a cui i grandi romanzieri sono giunti descrivendo situazioni pedofile e suicidi di giovani vite, è ovvio che, invece di fare un inquadramento critico a un romanzo, può solo costruire becere considerazioni di carattere morale. E così è stato e continua ad essere per l’illuminante e sicuramente faticoso lavoro di Walter Siti.

E mentre Papa Francesco spiega in un video chi era il vero don Milani, ovviamente senza sfiorare il tema pedofilia, alla Fiera di Milano “Tempo di libri”  c’è stato il confronto tra Walter Siti e la filosofa Michela Marzano che, detto per inciso, ammiro sia per l’autorevolezza del lavoro che ha svolto e che svolge, sia per gli attributi dei libri che ha scritto e particolarmente per l’integerrima posizione assunta politicamente durante il percorso parlamentare delle unioni civili.

Il dibattito è stato franco, intellettualmente molto stimolante, il pubblico ha amato il confronto anche se i toni da tifoseria mal si adattavano a argomenti così forti, intimi, morali… ovviamente le domande lasciate in sospeso da Siti hanno ancora una volta creato incomprensione farisea, puritana, ipocrita: “Esiste un confine anagrafico che distingua pulsione omosessuale e pedofilia?”

 

 

 

 

(24 aprile 2017)

 




 

 

 

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