Qualcuno si aspettava qualcosa di diverso dagli oligarchi russi che si stanno costruendo un nuovo blocco a loro uso e consumo? La reazione delle autorità russe di fronte all’enorme scandalo del doping di Stato che ha portato la Wada (l’Agenzia Mondiale Antidoping) a chiedere la sospensione da tutte le competizioni degli atleti russi e per due anni, è stata valutata dagli amichetti di Putin come un attacco politico alla grande nazione russa, in un delirio egopolitico che lascia seri dubbi sulla reale affidabilità di coloro che stanno al governo del Paese.
Secondo le conclusioni rese note il 9 novembre scorso dalla Wada, “a seguito delle risultanze dell’inchiesta, chiediamo alla Federatletica internazionale (Iaaf) di sospendere la Federatletica russa e i suoi atleti fino a quando in quel Paese non sarà nuovamente messo in piedi un credibile sistema antidoping”, la richiesta è stata girata alla Iaaf del nuovo presidente Sebastian Coe, che dovrebbe dare seguito alle raccomandazioni dell’Agenzia.
Gli atleti russi saranno quindi esclusi dai Giochi di Rio e dagli Europei e Mondiali di Atletica Leggera. Si tratta di una misura senza precedenti che prende il via dalle accuse alle Federazione Russa (accuse docuemntate dalla Wada) secondo le quali le analisi degli atleti sarebbero state manipolate da funzionari russi per impedire che i valori dopanti fossero certificati. Si trattava quindi di doping diffuso, sistematico e coperto da chi doveva controllare la “pulizia” degli atleti.
L’inchiesta riguarda solo l’Atletica Leggera e non altri sport. La reazione delle autorità russe è stata furiosa. “Attacco politico”, hanno tuonato. Preoccupante.
(10 novembre 2015)
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