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Diritti Civili, #gaiaitaliacom intervista esclusiva a Mario Marco Canale, presidente di Anddos

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Mario Marco Canale 00di Gaiaitalia.com

 

In tempi di Gay Pride, ci sembrava giusto intervistare uno dei leader del movimento LGBTQI di questo paese, dopo le polemiche sul Family Day e del Family Day, polemiche che dall’una e dall’altra parte sono sempre le stesse, identiche a loro stesse, nei toni e nel livore, da anni uguali a loro stesse.

 

Abbiamo chiesto al presidente di ANDDOS, Mario Marco Canale (nella foto) di rispondere ad alcune nostre domande e siamo fieri di offrire ai nostri lettori un punto di vista diverso dal solito, incosnueto, oseremmo dire, e venato di quella gentile determinazione che a troppi manca in questo paese.

 

Vissuto l’ennesimo Gay Pride della Capitale (e ne vivremo altri, fino alla fine di giugno). Non siamo sicuri che così come sono organizzati rappresentino ancora un mezzo efficace. Lei cosa ne pensa?
Sappiamo che i gay pride non sono espressione di tutta la base associativa LGBT anzi molte persone lo considerano controproducente per le battaglie che il movimento sostiene, perché i media spesso fanno affiorare solo l’aspetto più ” folcloristico” di quella manifestazione e le persone che ci dileggiano e ci contrastano utilizzano  tale cosa per svilirne il vero significato. Personalmente ritengo che il Gay pride sia una manifestazione che appartiene a tutte quelle persone che lo amano. E’ l’orgoglio gay che viene portato in parata? E’ un modo per far vedere che esistiamo e siamo tanti? E’ un modo per poter passeggiare mano nella mano con il proprio compagno? E’ un modo per baciarsi in pubblico senza essere aggredito verbalmente o fisicamente? E’ un modo per mostrare quel corpo che è simbolo della libertà di decidere chi si vuole essere? Poco importa. Se il pride rende felice migliaia di persone va fatto e sostenuto.

I balletti delle cifre sono politicamente utili?
Quando si tratta di diritti i numeri non contano, le minoranze vanno sempre tutelate, e allora cosa importa se a sfilare sono 100mila o un milione ? Lo stato ha in dovere di tutelare le minoranze, non si tratta di togliere diritti a chi già li ha, si tratta di riconoscerli ed estenderli anche ad altri , e allora non ha senso parlare di numeri.

Come presidente della più grande associazione lgbt d’Italia, come vede il futuro delle istanze legate all’uguaglianza matrimoniale?
Vorrei tanto dire “credo che in Italia si approverà il matrimonio ugualitario come in molti altri paesi del mondo”. Purtroppo però penso non accadrà almeno a breve, la posizione intransigente e ostativa della chiesa, ed il ricatto morale esercitato sui cattolici che ci rappresentano in parlamento non lo renderanno possibile. Ma il nostro paese e chi ci governa sa bene che in Europa siamo ormai rimasti soli insieme alla Grecia a non avere leggi che tutelino attraverso almeno le unioni civili anche le coppie omosessuali. Ritengo quindi che i tempi siano maturi anche nella  nostra vecchia Italia per l’approvazione almeno di una legge che ci tuteli .

 
Quali sarebbero secondo Lei, azioni politicamente utili ad una rapida approvazione di leggi a favore dell’uguaglianza?
In Italia i nostri politici sono interessati solo ai numeri ed ai voti, ed hanno solo loro in mano la possibilità di promulgare leggi. Tutti gli appartenenti alla comunità LGBTI stimata dall’ISTAT in oltre 3 milioni di persone (quindi molte di più nella realtà, ndr), dovrebbero trovare la forza di superare le divisioni interne e gli interessi personali coalizzandosi e mettendo a punto una strategia che dirotti voti a favore di chi tutela anche i nostri interessi. Per il momento non rimane che appoggiare il DDL Cirinnà e sperare che passi. Resta chiaro che dobbiamo essere tutti vigili e agire prontamente per combattere e smontare tutte le strategie che i nostri detrattori ed in particolare la chiesa cattolica cercheranno di utilizzare per non farci ottenere nulla.

Un sondaggio DEMOS dice che il 53% degli italiani è favorevole al matrimonio egualitario, come si può dare tanto ascolto a una minoranza integralista come quella del family day?
La chiesa cattolica ha un immenso potere in Italia, compreso quello di condizionare la politica e quindi l’esistenza di molti cittadini. Il Family Day è in massima parte espressione di quel potere. E così la maggioranza può magicamente diventare minoranza .

 
Non crede che il movimento LGBT non abbia saputo parlare alle persone “estranee” all’associzionismo omosessuale?
E’ facile quando ci si sente attaccati e figli di un dio minore ripiegarsi su se stessi. E’ facile quando si nutrono speranze di uguaglianza e si vedono infrante per l’ennesima volta, non avere più fiducia “negli altri”. Però nella nostra bella Italia il più grande lavoro lo dobbiamo fare noi all’interno della nostra comunità. E’ importante chiederci se riusciamo a dialogare prima di tutto al nostro interno , credo questo sia il primo obbiettivo da porci, e una volta centratolo possiamo anche pensare di dialogare all’esterno. Comunque per non evitare la domanda, credo che abbiamo fatto troppo poco rispetto al dialogo con le persone “estranee” alla nostra comunità, è un gap che dobbiamo cercare di colmare al più presto, la nostra associazione lo sta già facendoe  se ne avrà notizia tra pochi giorni.

 
Che tipo di risposta serve alla scarica di menzogne che arrivano dall’integralismo religioso?
Credo che non dobbiamo rispondere a chi ha una posizione ideologica e quindi preconcetta, è tempo ed energia sprecata. Dobbiamo cercare invece il dialogo con chi sa ascoltare, con quella parte del mondo cattolico, che non è marginale, e  ci vede tutti figlio dello stesso dio.

Come rappresentare ed includere politicamente tutti coloro che credono nella società dell’uguaglianza?
Rispettandoli; convincendoli che le persone socialmente e politicamente impegnate come noi non sono e non si devono sentire migliori di chi vive la propria omosessualità in modo diverso: più intimo e privato. Dimostrando a tutte queste persone che la nostra azione non è mirata a scopi politici e sociali personali, ma al raggiungimento di obbiettivi che miglioreranno la vita e la quotidianità di ogni singola persona che appartiene od è vicina alla nostra comunità e alla nostra causa.

Come agirà ANDDOS su questi temi?
ANDDOS sa che tutto deve passare attraverso due capisaldi della nostra azione, che sono dialogo e rispetto; la nostra associazione non ha idee preconcette e non è ideologicamente schierata, sappiamo ascoltare, ma vogliamo essere ascoltati, abbiamo a cuore i bisogni della nostra base associativa e dell’intera nostra comunità e cerchiamo di lavorare per soddisfarli, abbiamo bisogno di un po’ di tempo per creare fiducia nelle persone che l’hanno persa e costruire rapporti empatici, dopo di che le azioni vanno condivise e realizzate con quella stessa base che rappresentiamo. Non esistono ricette pronte, viviamo in un mondo in continuo cambiamento, e in una società che sa sorprenderci dobbiamo anche noi saperci muovere ed agire non solo nel modo giusto, ma anche al momento giusto e questo non può essere deciso se non al momento.

 

E quali sono i progetti futuri dell’associazione da Lei presieduta per il futuro?
ANDDOS ha indicato gia due anni fa in sede del suo primo Congresso Nazionale, quali sono gli obbiettivi che si è prefissa nei 5 anni del mandato di questa dirigenza. Obbiettivi che non si esauriranno nel tempo ma che dovranno sempre essere più potenziati.
1) accogliere ed iscrivere alla nostra associazione il maggior numero di persone possibili;
2) accogliere ed iscrivere nella nostra associazione il maggior numero di circoli per presiedere quanti più territori possibili;
3) accogliere e mettere a disposizione dei nostri soci luoghi sicuri nei quali potersi incontrare, informare la nostra base associativa e non solo ,dei pericoli che si corrono incontrando persone sconosciute in posti non protetti;
4) attraverso i nostri circoli ed il contatto tra le persone che li frequentano, dare l’opportunità ai nostri soci di compiere il percorso di accettazione della propria sessualità il più serenamente possibile;
5) Informare, sostenere e formare rispetto alle malattie sessualmente trasmissibili, con un attenzione particolare verso la prevenzione e la distribuzione gratuita di profilattici in ogni circolo a noi affiliato;
6) Stimolare il dialogo e il confronto anche politico tra i numerosi soci che giornalmente ci frequentano promuovendo  dibattiti, simposi e attività anche ludiche;
7) Informare e far conoscere alla nostra base associativa, le grandi diversità che arricchiscono la nostra comunità, stimolando il confronto ed esaltando il rispetto tra queste diverse componenti.
Come può notare l’azione descritta in questi punti e completamente rivolta verso la nostra comunità, ma la nostra mission ci vede anche proiettati verso l’esterno. I nostri circoli ovviamente sono aperti a tutti. Anche a quegli eterosessuali che vogliono confrontarsi con noi e capire meglio il nostro mondo.
Da un punto di vista politico invece la nostra azione si può riassumere in una sola frase: non ci sentiamo né migliori né peggiori di qualsiasi altro cittadino, pertanto senza nulla togliere a nessuno, vogliamo vederci riconosciuti gli stessi diritti nessuno escluso, di qualsiasi altro cittadino di questo paese.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(23 giugno 2015)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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