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HomeAttivi!, di Tito Gaudio"Attivi!" di Tito Gaudio: A proposito di "diritti civili nella sfera affettiva"…

“Attivi!” di Tito Gaudio: A proposito di “diritti civili nella sfera affettiva”…

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Unioni Civilidi Tito Gaudio

Ormai è un dato di fatto che l’Italia è uno dei pochi Paesi dell’Occidente a non aver ancora riconosciuto a livello legislativo le coppie dello stesso sesso, a non considerarle come delle vere e proprie famiglie, meritevoli di avere diritti e tutele. Queste coppie non possono sposarsi né accedere a qualche istituto giuridico alternativo al matrimonio; contemporaneamente non possono adottare né ricorrere alla procreazione medicalmente assistita. Tuttavia dal 2010 in poi il dibattito pubblico e politico sui diritti delle coppie dello stesso sesso (e più in generale di tutte le coppie di fatto) è cresciuto sempre più, producendo numerose proposte di legge e portando a importanti sentenze della Magistratura.

Della questione dei diritti delle coppie di fatto, di qualunque sesso, ne ha parlato perfino il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella nel suo discorso di insediamento (  ). Infatti il Capo dello Stato ha detto: “Garantire la Costituzione significa […] libertà. Libertà come pieno sviluppo dei diritti civili, nella sfera sociale come in quella economica, nella sfera personale e affettiva.” Anche se non ha espressamente nominato le coppie di fatto e le coppie dello stesso sesso, è evidente che quella del Presidente Mattarella è un’importante presa di posizione a favore della libertà e dei diritti civili, quest’ultimi da sviluppare pienamente. Quindi chiediamoci: “Quali cambiamenti ci sono stati in questi anni su questo argomento e qual è la situazione attuale?”

Per quanto riguarda il recente passato a livello legislativo non è cambiato assolutamente nulla. L’unico atto degno di nota è stato il riconoscimento da parte del Parlamento delle relazioni affettive tra i Parlamentari e i loro partner, indipendentemente dal sesso, riconoscimento avvenuto nel 2013. Perciò d’allora le coppie di fatto sono ufficialmente riconosciute dallo Stato, purché uno dei due partner sia stato eletto o eletta nel Parlamento. Perciò per il 99% delle persone il riconoscimento non c’è. Una spinta di cambiamento è venuta invece dai territori, dove molti Comuni hanno approvato i registri delle unioni civili, strumenti di grande valore simbolico e che talvolta permettono alle coppie di fatto e dello stesso sesso di avere concretamente alcuni diritti. Inoltre, da circa un anno a questa parte, numerosi Comuni hanno iniziato a trascrivere i matrimoni tra persone dello stesso sesso celebrati all’estero.

Alcuni importanti novità non sono venute dalla Politica, ma dalla Magistratura. Con la sentenza 138 del 2010 la Corte Costituzionale ha stabilito che alle coppie dello stesso sesso “spetta il diritto fondamentale di vivere liberamente una condizione di coppia, ottenendone – nei tempi, nei modi e nei limiti stabiliti dalla legge – il riconoscimento giuridico con i connessi diritti e doveri.” La Consulta ha dichiarato che è “riservata alla Corte costituzionale la possibilità d’intervenire a tutela di specifiche situazioni […]. Può accadere, infatti, che, in relazione ad ipotesi particolari, sia riscontrabile la necessità di un trattamento omogeneo tra la condizione della coppia coniugata e quella della coppia omosessuale, trattamento che questa Corte può garantire con il controllo di ragionevolezza.” Simili concetti sono stati ribaditi anche dalla Corte di Cassazione nel 2012. Queste sono sentenze storiche, che avrebbero dovuto spingere il Parlamento a cambiare le leggi in vigore e riconoscere finalmente le coppie dello stesso sesso. Ciò, finora, non è stato fatto. Infatti, nonostante le sentenze della Consulta e della Cassazione, nonostante le iniziative di tantissimi Comuni, nonostante il riconoscimento delle relazioni di fatto dei e delle Parlamentari e nonostante anche le risoluzioni approvate dal Parlamento Europeo nessuna nuova legge è stata approvata: le coppie di fatto, in particolare quelle dello stesso sesso, non vedono riconosciuti i loro diritti civili.

Ma la situazione potrebbe cambiare nel corso del 2015. Infatti la Commissione giustizia del Senato sta discutendo il DDL Cirinnà, che disciplina il riconoscimento delle coppie dello stesso sesso. Se questo disegno di legge dovesse essere approvato senza modifiche al ribasso, queste coppie avranno quasi gli stessi diritti e doveri delle coppie sposate, con tre importanti differenze. La prima differenza è che l’unione tra due uomini o tra due donne non si chiamerà “matrimonio”, ma “unione civile”. La seconda differenza è che i membri delle unioni civili non potranno adottare minori “esterni” alla coppia né accedere alla procreazione medicalmente assistita. L’ultima differenza riguarda lo scioglimento dell’unione civile, che sarà più facile e semplice rispetto al matrimonio. Il DDL Cirinnà oltre che istituire le unioni civili per le coppie dello stesso sesso, prevede il riconoscimento di alcuni diritti e doveri a tutte le coppie di fatto, comprese quelle formate da un uomo e una donna.

Per come è stato scritto il DDL Cirinnà rappresenta un notevole miglioramento nel panorama italiano dei diritti civili. La sua approvazione sarebbe anche il più grande cambiamento nel diritto di famiglia degli ultimi 40 anni.

Tuttavia, a parere di chi scrive, la Società è pronta per l’uguaglianza vera, è pronta per il matrimonio per tutti e per tutte. Le coppie dello stesso sesso devono avere gli stessi diritti e doveri delle coppie di sesso diverso, compreso il diritto di sposarsi. Allo stesso tempo, sempre a parere di chi scrive, il Parlamento dovrebbe creare istituti giuridici alternativi al matrimonio, anche questi aperti a tutte le coppie. In poche parole ogni coppia, di qualunque sesso, dovrebbe avere la libertà di scegliere tra varie forme d’unione. È una questione di libertà e di uguaglianza, valori su cui si dovrebbe fondare ogni vera democrazia.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(16 febbraio 2015)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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