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L’Ospite della Settimana: Andrea Benedino

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AndreaBenedinodi Giovanna Di Rosa

Andrea Benedino fa parte del coordinamento nazionale di Equality Italia, la rete trasversale per i diritti civili, di cui è tra i fondatori. E’ stato presidente del Consiglio Comunale di Ivrea e successivamente assessore all’istruzione fino al 2007, nonchè portavoce nazionale di Gayleft, la consulta lgbt degli allora Ds. Attualmente fa parte della segreteria provinciale del PD di Torino. E’ impegnato da anni nel movimento lgbt e, più in generale, dei diritti civili.

L’intervista:

Temi LGTB supergettonati in questa lunghissima agonia pre-elettorale: Addirittura Giovanardi fa resuscitare i maledetti DI.CO. Perché i politici italiani non sanno cos’è la vergogna?

Il tema dei diritti lgbt sarà uno dei temi al centro di questa campagna elettorale, come lo è in tutte le principali campagne elettorali del mondo, dagli USA di Obama alla Francia di Hollande. Ormai tutti i principali leaders politici italiani se ne stanno rendendo conto. A me dell’uscita di Giovanardi non colpisce tanto il fatto che tenti di resuscitare gli odiati DICO (che al momento parrebbero morti e sepolti), quanto che si cimenti in prima persona in quest’operazione, provando a rifarsi una verginità di tolleranza lui che dell’omofobia ha ormai da anni fatto una vera e propria professione. Si tratta di una squallida operazione di maquillage politico, che leggo però come un segnale positivo: se persino Giovanardi si è spinto a dire che serve una legge, significa che forse la prossima legislatura sarà davvero quella decisiva.

Il segretario del PD Bersani ha cambiato idea molte volte rispetto alle unioni gay; senza chiederLe di entrare nella testa del segretario del Suo partito, non La invidieremmo!, puó chiarirci un po’ cos’è che si muove?

Ho avuto più volte occasione di interloquire direttamente con Bersani in questi mesi, anche recentemente, e ne ho tratta l’impressione che sia sinceramente determinato a portare a casa un buon risultato. Il riferimento che ha fatto nel mese di luglio al “modello tedesco”, ovvero ad un istituto giuridico per le coppie gay sostanzialmente analogo al matrimonio, è ciò che ha dato la svolta alla discussione. Così come l’impegno solenne a fare di questa proposta un punto sostanziale del programma di governo: impegno contenuto nel suo messaggio al Pride di Bologna e poi confermato sia dal voto dell’Assemblea Nazionale di luglio sulla sua relazione che dalla Carta d’Intenti presentata successivamente. Ora si tratta di tradurre questo impegno in una proposta di legge credibile che abbia come baricentro il principio d’uguaglianza.

L’ultima uscita del segretario non lascia ben sperare: ”No ai Matrimoni Ugualitari perché siamo in Italia!”… Altra spiegazione non c’era?

Più che una spiegazione mi sembra un dato di fatto. Personalmente credo nel matrimonio ugualitario, così come credo che non vi siano impedimenti costituzionali a riguardo. Credo però anche che una buona legge sulla “civil partnership” per le coppie gay, fondata sul principio di uguaglianza di trattamento rispetto alle coppie sposate, possa costituire una buona tappa intermedia per arrivarci. Per anni i nostri avversari hanno usato la teoria del “piano inclinato” per opporsi a qualunque riforma, sostenendo che anche solo una legge contro l’omofobia avrebbe prodotto risultati a catena che avrebbero portato al matrimonio e all’adozione. Il risultato è che il piano delle riforme in nostro favore è da anni fermo e piatto, privo di alcuna inclinazione e i nostri diritti sono fermi al palo. Per questo non voglio fermarmi a discutere solo sui No che ancora vengono pronunciati al Matrimonio e voglio provare a vedere le carte.

I commenti che giungono alla nostra redazione e attraverso le inchieste che produciamo ci parlano di una popolazione omosessuale che non ne può più, che è stanca di parole che sono solo parole. Se è vero che le leggi si fanno con i voti, perché votare PD che poi i voti -su questi temi – non li rispetta?

La popolazione omosessuale è stanca e sfiduciata da anni. Mi ricordo la situazione del 2001, quando divenni portavoce del Coordinamento Omosessuali degli allora DS: eravamo all’indomani di una legislatura (quella tra il ’96 e il 2001) in cui il Centrosinistra di Prodi, D’Alema e Amato non riuscì a votare nulla in nostro favore. Anche allora dominava la sfiducia e il rancore verso la politica. Poi riuscimmo a ritessere con pazienza la tela del dialogo e costruimmo la grande mobilitazione del Paese attorno ai PACS. La situazione ora è fin peggiore, perchè dobbiamo fare i conti anche con la delusione sui mancati risultati di quella e di altre mobilitazioni. Il PD è un partito difficile e scomodo in cui militare, perchè spesso e volentieri si è costretti ad estenuanti discussioni. Ma senza il PD non si potrà approvare alcuna riforma in questo Paese. E’ per questo che continuo a credere che la battaglia vera vada data all’interno di questo partito per cambiare davvero le cose. Non è un caso che all’impegno del PD ssul modello tedesco abbia fatto seguito la proposta di Vendola sui matrimoni. E’ il quadro complessivo della discussione che ha fatto un passo in avanti, e ciò non sarebbe accaduto senza il “chiodo piantato” da Bersani.

Le possiamo dire senza che nessuno di offenda che la Bindi ci ha sfondato i coglioni con il suo inutile pontificare?

Personalmente non userei quest’espressione, non sono abituato ad insultare quando discuto (non abbiamo insultato nessuno, abbiamo detto che ci ha sfondato i coglioni. Questo non è un insulto è un fatto. Chi insulta è la Presidente Bindi con i suoi pesanti e insensati sarcasmi sulle vite altrui. Ndr). Rispetto il punto di vista di Rosi Bindi, pur non condividendolo e la contesto, anche aspramente (com’è accaduto nell’Assemblea Nazionale di luglio) quando esagera con l’arroganza. La vedo in grande difficoltà negli ultimi tempi, molto in difensiva, in particolare su questi temi. Ma la vedo anche rassegnata al fatto che l’opinione prevalente del PD non sia la sua. Non è un caso che fino a due mesi fa provasse a riproporre modelli simil-DICO ed ora li ritenga ampiamente superati.

La Bindi faceva battute sui gay privi di fantasia che vogliono sposarsi e Obama e i democratici citavano il matrimonio ugualitario in ogni discorso. A quando una legge contro la propaganda gay come in Russia?

Non credo si debba esagerare coi paragoni. La situazione dei cittadini lgbt in Russia è ben peggiore di quella, seppur difficile, che stiamo vivendo in Italia. Anzi, credo che ci sia troppo silenzio da parte delle organizzazioni lgbt italiane ed europee rispetto alla violazione dei diritti umani in corso contro i nostri fratelli e sorelle gay e lesbiche russi. Potremmo fare molto per aiutarli, se solo lo volessimo. Mi piace ricordare la figura di uno storico militante gay torinese, Enzo Francone, morto quasi tre anni fa, che nel 1980 ebbe il coraggio, durante le Olimpiadi di Mosca, di recarsi sulla Piazza Rossa per protestare contro l’articolo del codice penale sovietico e contro la detenzione di due gay ingiustamente arrestati. Il movimento lgbt italiano di oggi avrebbe un gran bisogno di un briciolo del suo coraggio e della sua lucidità.

Ci può dare alcune buone ragioni perché lesbiche e gay italiani votino PD?

L’ho già detto. Perchè senza un PD convinto e determinato non si potrà ottenere una buona legge. Però non credo che basterà dare una delega in bianco in queste elezioni a questo o a quel partito: dovremo stare col fiato sul collo del prossimo parlamento perchè dalle promesse si possa arrivare finalmente a dei fatti. Non possiamo lasciare un’altra generazione di gay e lesbiche italiani senza diritti.

Di fronte ai crimini omofobi nessuno sembra più reagire (vedi Padova) con i cittadini, anche quelli omosessuali impotenti o disinteressati, e le vittime che devono sporgere denuncia contro ignoti. Con la legge contro l’omofobia come la mettiamo?

Se in questi anni si è discusso in Parlamento di legge contro l’omofobia lo si deve alla perseveranza di Paola Concia e alla decisione del Gruppo PD di calendarizzare la discussione, sfruttando la quota di tempi parlamentari a disposizione delle opposizioni. Se questa legge è stata più volte respinta lo si deve al fatto che PDL e Lega, assieme all’UDC, hanno impedito che i loro parlamentari si esprimessero secondo coscienza, perchè ostaggio delle gerarchie vaticane. Devo però dare atto che l’impegno del Ministro Carfagna su questi temi è stato decisamente superiore al nulla prodotto dall’attuale Ministro Elsa Fornero che non ha mai speso mezza parola di condanna di questi episodi. L’omofobia non si combatte solo con le leggi, ma anche intervenendo sulla percezione sociale dell’omosessualità e la politica ha grandi responsabilità in questo senso, sia in positivo che in negativo.

Abbiamo già parlato di questo con alcuni Suoi colleghi già ospitati su queste pagine: abbiamo la sensazione che per il movimento LGTB italiano, ci riferiamo a buona parte dell’associazionismo, Arcigay in primis, apparire sia molto meglio che dialogare. Di fatto il risultato è che le persone omosessuali italiane sono visibili. Punto.

Il movimento lgbt italiano è in grande crisi. Una crisi che trae origine principalmente dalla frustrazione per non essere riusciti negli anni passati a portare a casa dei risultati concreti. Non è un caso che le realtà più vive del movimento non stiano tanto nelle associazioni nazionali, quanto piuttosto in quelle città dove il dialogo ha prodotto risultati apprezzabili. Penso per esempio alla mia città, Torino, dove da oltre 11 anni il Comune ha un proprio Servizio LGBT, che lavora in stretta connessione con il coordinamento delle associazioni cittadine e dove il rapporto tra le associazioni, la società civile e le istituzioni è vivo e fecondo e ha prodotto negli anni iniziative importanti. Allo stesso modo non è un caso che la prima campagna di comunicazione in Italia sul matrimonio egualitario (la campagna “Vorrei ma non posso”) nasca a Torino da una piccola associazione come Quore e non dalle grandi associazioni nazionali.

Cosa impedisce un dialogo franco con la società su questi temi?

Spesso il dialogo è impedito dall’ideologizzazione del dibattito da entrambe le parti. Credo che una maggiore visibilità della comunità lgbt italiana e una disponibilità a mettere in gioco il proprio privato per una battaglia politica possa aiutare un processo di dialogo concreto. E’ ciò che in parte sta avvenendo negli ultimi tempi: fino a pochi anni fa era difficile trovare coppie gay disposte a celebrare cerimonie simboliche pubbliche o ad andare sui media a raccontarsi. Ora vedo una maggior consapevolezza delle necessità di mettersi in gioco tutti in prima persona.

Parliamo di legge elettorale, come vede il futuro?

Spero in una legge che reintroduca il sistema dei collegi uninominali e sono contrario alle preferenze, che introducono nel sistema pericolose tossine di corruzione e dispersione di risorse economiche in campagne elettorali faraoniche.

Con la legge elettorale che si vaticina, con alleanze dichiarabili dopo il voto, non si torna alla vecchia DC?

Personalmente mi sto convincendo che con la vecchia DC qualche risultato l’avremmo già portato a casa. E’ questo sistema bipolare, che peraltro ha anche dei pregi, che ha dato ai cattolici di entrambi gli schieramenti un potere d’interdizione ben superiore alla loro forza elettorale.

Come vede il futuro delle persone LGTB italiane? E il suo?

C’è ancora molto da lottare. Se riusciremo ad essere lucidi e determinati, i risultati non tarderanno ad arrivare e il piano dell’Italia comincerà finalmente ad inclinarsi. Si rassegnino i nostri avversari.

 

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